Scissione nel Pd, i primi effetti a Roma

Due deputati veneziani (Zoggia e Murer) e il senatore Casson passano al Dp. Gruppi comunali, per ora nessun contraccolpo
Di Mitia Chiarin
Foto Agenzia Candussi / Scattolin / Via Ceccherini Sede PD / a sinistra il senatore Capogruppo Luigi Zanda, a destra Gigliola Scattolin segretario metropolitano PD
Foto Agenzia Candussi / Scattolin / Via Ceccherini Sede PD / a sinistra il senatore Capogruppo Luigi Zanda, a destra Gigliola Scattolin segretario metropolitano PD

La scissione nel Partito Democratico ha mosso ieri i suoi primi passi con la nascita dei gruppi di Camera e Senato. Gli effetti immediati sono però più sulla compagine Pd in Parlamento che nell’attività politica veneziana.

Chi se ne va. I deputati veneziani Davide Zoggia e Delia Murer hanno lasciato il Partito Democratico per aderire ai Democratici progressisti di Bersani e Speranza. Nella nuova formazione entra anche il senatore Felice Casson, ex candidato sindaco di Venezia, che il Pd lo aveva lasciato tre anni fa.

Zoggia contento. Zoggia è molto attivo per promuovere il nuovo partito. «Dal Veneziano almeno una cinquantina di persone hanno subito risposto al mio post su Facebook dove fornivo la mail per le adesioni al movimento. Mi pare che la risposta sia buona sia a livello nazionale che locale», dice il deputato. «Sono contento, il gruppo è nato e sono felice per il ruolo che assume la Murer che entra nell’ufficio di presidenza». Delia Murer affianca il vice capogruppo vicario Ciccio Ferrara.

La Murer vice. Lei stessa spiega: «Il nuovo gruppo ci permette finalmente di costruire qualcosa di utile per il popolo della sinistra. Dopo giorni di sofferenza, affronto questa sfida con entusiasmo senza bisogno di guardare indietro. Torniamo ad occuparci di questioni fondamentali: di cittadinanza, lavoro. Per costruire una Italia più civile».

Casson mobilita i suoi. Da Roma parla anche Felice Casson. «Aspettavo da tanto la nascita di un partito di sinistra ed ora ne faccio parte. Al Senato siamo già 14 senatori ma credo che al movimento si aggiungeranno altri. A Roma come a Venezia». Casson ha incontrato i consiglieri della sua lista in consiglio comunale. «Ho comunicato la mia decisione e ho spiegato che la lista civica dovrà sempre più aprirsi al mondo della sinistra e dell’ambientalismo. Il Pd di Renzi non era più un partito di sinistra o di centrosinistra e mancava un soggetto politico per una politica vera volta al sociale, ai lavoratori e all’ambiente». Il passaggio di Casson ai progressisti democratici non comporta per ora il cambio di nome della sua formazione in Comune. «Vedremo», si limita a dire il senatore.

Mognato alla finestra. Chi invece si prende tutto il tempo «necessario per decidere cosa fare», è il deputato veneziano, l’ex vicesindaco Michele Mognato. Lui non vuole essere chiamato indeciso, così come la Murer non vuole sentirsi indicare «come scissionista». Mognato spiega: «Non sono un indeciso, sto valutando. Ascoltando. Perché la politica è prima di tutto ascolto e quindi in questi giorni ho riunioni, prendo appunti, scrivo, parlo con la mia comunità. Le scelte di altri le rispetto, non li sento come traditori. La vera questione è che non mi pare che il Pd da solo ce la possa fare».

I fedeli al Pd. Dei veneziani nel gruppo Pd alla Camera restano con Mognato Andrea Martella, Sara Moretto, Pier Paolo Baretta. La Moretto dice: «Rimango nel partito e mi auguro che la collaborazione prosegua con gli altri. Queste fuoriuscite sono un grande dispiacere. Avrei voluto rimassero per un confronto democratico nel congresso». E Martella: «Rimango nel partito. Purtroppo questa vicenda è fortemente negativa per il Pd. Con chi ha fatto altre scelte non vengono meno i rapporti umani, politici e di collaborazione e loro comunque sostengono l’azione di governo».

In Comune. Il Pd in consiglio comunale a Venezia non perde pezzi: Ferrazzi, Sambo e Pellicani restano uniti con l’indipendente Lazzaro. Critico Ferrazzi: «Il Pd è nato per unire».

Tesserati. Al momento non risultano emorragie di tesserati in provincia dove 9 Comuni vanno al voto per le amministrative. «Non mi sono arrivate comunicazioni e spero che la minoranza non decida di andarsene. Gente come Mognato e Poli deve restare. Il Pd ha senso se ci sono anche loro», ammette la segretaria metropolitana Gigliola Scattolin.

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