Sciopero negli ipermercati 500 lavoratori in piazza

Protesta davanti al Centro Le Barche. «Non ci compreranno con 15 euro» Annunciate altre mobilitazioni, la solidarietà di Mognato: meritano tutela
Agenzia Candussi, giornalista costa. Protesta lavoratori Piazzetta Coin Mestre.
Agenzia Candussi, giornalista costa. Protesta lavoratori Piazzetta Coin Mestre.

MESTRE. In piazzetta Coin sono arrivati bardati con bandiere e fazzoletti colorati e accompagnati da giocolieri sui trampoli e artisti di strada, ma la rabbia che animava la loro protesta non aveva nulla di giocoso: ieri mattina, a partire dalle 10, i lavoratori della grande distribuzione si sono dati appuntamento nel pieno centro di Mestre per chiedere a Federdistribuzione di riaprire le trattative sul contratto, ormai scaduto da più di due anni.

«Con 15 euro vogliono comprarsi la nostra flessibilità, i nostri livelli professionali, la nostra dignità» tuonavano dal palco i delegati sindacali di Cgil, Cisl e Uil, facendo riferimento all'aumento in busta paga con cui si vorrebbero giustificare nuove clausole contrattuali «se il tavolo di confronto non sarà riaperto ci saranno molti altri scioperi come questo».

La giornata di astensione dal lavoro a Mestre sembra aver registrato un'amplissima adesione. I portavoce sindacali parlavano di quasi il 60% dei lavoratori rimasti con le braccia incrociate, più di 500 manifestanti divisi tra piazza Barche e i presidi organizzati di fronte ai centri Pam, Panorama, Auchan e Carrefour. Molto diversi, invece, i numeri a cui hanno fatto riferimento le controparti di Federdistribuzione, che con un comunicato stampa hanno fissato l'adesione media allo sciopero sotto il 7%, sottolineando come nessun esercizio commerciale sia stato costretto a tenere chiuse le saracinesche o le casse.

Il rapporto tra datori di lavoro e dipendenti, d'altronde, sembra essersi fatto ormai tesissimo. Ieri mattina in piazzetta Coin, si raccontava di una lavoratrice in sciopero, sorpresa da un superiore e cacciata fuori dal supermercato in malo modo dopo aver tentato di entrare per capire come procedeva la protesta. «Chi ha un contratto a tempo pieno da 38 ore settimanali guadagna 1.200 euro al mese, chi invece lavora part-time, a 24 ore, appena 800» ricordavano i rappresentanti sindacali «eppure a far maggiormente discutere sono le condizioni di lavoro, non le retribuzioni: tra flessibilità, aperture domenicali e procedure di emergenza ci stanno spogliando di tutti i diritti acquisiti dopo anni di lotte; a breve toccherà anche alla quattordicesima, alle ferie e alla malattia».

«Ai lavoratori vanno riconosciuti un giusto contratto nazionale, tutele e un'adeguata risposta salariale» ha commentato il deputato Michele Mognato (Pd), sostenendo la protesta di ieri «Questo è il terzo sciopero sul tema in tre mesi, e in quest'ottica spero si concretizzi al più presto anche l'intervento del governo sul tema voucher, per fermarne l'utilizzo fraudolento».

Giacomo Costa

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