Sciopero della fame: «Politici, dimezzatevi lo stipendio»

La protesta, in atto da 64 giorni, del veneto Gaetano Ferrieri davanti a Montecitorio
Gaetano Ferrieri
Gaetano Ferrieri
ROMA. La certezza che accadrà, l'ispirazione profetica e incrollabile di un sogno piantato davanti a Montecitorio. Poi tutto sarà possibile: piazza Thair, gli indignados di Madrid, la Siria, persino in Israele la gente ha cominciato a comportarsi in modo strano. Gaetano Ferrieri, 54 anni, ex Italia dei Valori, ex sindacalista del settore informatico, veneto di Dolo, è al 64º giorno di sciopero della fame. Vive accampato a Roma sotto l'obelisco davanti alla sede della Camera dei Deputati. Questi vanno e vengono e non ci fanno caso. Ce n'è di «spiritati» in giro per Roma, la piazza è calamita e proscenio di tutte le incazzature italiane. Gli sono passati accanto Rosy Bindi e Romano Prodi, ridendo gli hanno allegramente preconizzato «una morte per fame», a meno che non riesca a radunare qualche milione di persone; la Bonino lo ha visto e lo ha compatito, «Io ne ho già uno che fa lo sciopero della fame»; Mentana è scappato via infastidito. Solo Pannella si è fermato dandogli alcuni consigli «tecnici»: «Io ho durato 85 giorni, tu hai superato i 60, credi a me per durare ancora devi prendere degli integratori». E gli ha fatto la lista.


Gaetano Ferrieri pesava 89 chili, in 64 giorni ne ha persi 22. Ora pesa 67. In cambio ha guadagnato adesioni, fans e sostenitori, l'attenzione delle tv di mezzo mondo e 7 milioni di contatti sul sito «presidiomontecitorio.it». Lo Zoo di Radio 105 l'ha adottato, un musicista gli ha fatto un rap ed è su Youtube («Andiamo - chi vuol essere italiano - chi vuol essere trattato in modo umano»). Insomma, Ferrieri sta dando la scalata al cielo e, ragionevolmente, chiede l'impossibile.


Cosa esattamente? Il dimezzamento degli stipendi dei deputati e dei senatori, nonché l'eliminazione delle auto blu al 90 per cento.


Naturalmente lo prendono per matto. Ma sempre meno e, ogni giorno che passa, con qualche motivo di apprensione in più. «All'inizio eravamo in dieci su Internet, appuntamento a Roma. Nessuno disposto a fare lo sciopero della fame. Mi sono offerto io. Basta parlare ho detto, qualcuno deve agire, fare qualcosa. Io ho deciso, non mangio più, vado avanti ad oltranza».

In piazza sono arrivati i paramedici del San Camillo, Gaetano ha detto loro che non vuole niente, «se ha bisogno di qualcosa ci chiami» hanno risposto quelli.


Oggi 7 agosto, giornata importante: «Quelli che la pensano come me - annuncia - verranno da tutte le parti d'Italia. E se non è oggi sarà per il 15 agosto, però devono essere 2 milioni e mezzo, tanti quanti sono i disoccupati in Italia, devono esserci i 3 milioni di precari. Allora ci riprenderemo Montecitorio. Tanto dentro non ci sarà nessuno, Montecitorio è una casa abusivamente occupata da una casta di ladri, ce la riprendiamo per un giorno, simbolicamente».


La presa di Montecitorio, la cacciata della Casta. Gaetano crede nell'idea teosofica che il potere, come ogni grande edificio, abbia un punto debole, un mattone o un piolo levato il quale tutta la costruzione crolla. Lui si propone come piolo. È il messia dell'antisistema assoluto, propone l'avvento nella forma più pura dell'onda che travolgerà tutti, «ladri, farabutti, mafiosi e piduisti».


Non salva nessuno: Di Pietro è «colluso con la Cia, uno che ha fatto del partito un'azienda familiare», i leghisti degli associati al sistema («Bitonci è venuto a oltraggiarmi, mi ha detto che sono un maleducato in cerca di pubblicità»), «Maroni è in combutta con Fini e Di Pietro, insieme hanno organizzato la messinscena di Spyderman», l'hacker del Parlamento. Diffida di Grillo «che ha aspettato fino a ieri per mettermi sul suo sito» e di «Travaglio che non mi dà una riga».


Gaetano sta lì, digiuna e ogni tanto fa la guida turistica, «I cinesi e gli americani vengono e mi chiedono dov'è la casa del bunga-bunga. Io dico che è a palazzo Grazioli, non qua». Poi, la sera, ripiega il tricolore regalatogli da un'italiana residente in Marocco, «Una bandiera che ha attraversato due guerre. Quella signora è venuta da Casablanca per darmela, "con lei, sono sicura, sarà in buone mani" mi ha detto».

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