Sciopero del panino, “guerra” di numeri
Se in genere vale la regola che davanti ai numeri non si scappa, per quanto riguarda la questione dei buoni pasto bisogna fare un’eccezione. A inasprire sempre di più i rapporti tra famiglie che chiedono che il buono pasto sia ripristinato a 3.85 euro (anziché agli attuali 4.25 euro per le materne e 4.45 per elementari e medie) e amministrazione comunale che continua a ribadire che non può fare più di così, sono proprio i numeri.
L’ultimo esempio è lo sciopero del panino di ieri che, se non ci sarà nessun segnale di apertura da parte dell’amministrazione, andrà avanti a oltranza ogni due settimane, con data già fissata al prossimo 10 marzo. Secondo i dati di Ames, la partecipazione allo sciopero di ieri è stata del 28,6%, suddivisa in 38,2% in terraferma, in particolare Marghera e Zelarino; 4,4% a Venezia e 0,2% nelle isole. Su 9725 pasti che in genere vengono preparati al giovedì, Ames ne ha serviti 6941. Da questa cifra risulta che 2784 famiglie hanno aderito. Diversi sono invece i numeri della famiglie che, accedendo al sistema con la password, dichiarano che i numeri delle disdette sono chiari e facilmente calcolabili, dato che sono visibili e divisi per provincia: «Se dichiarano che i numeri sono altri stanno dicendo il falso – ha detto Gabriele Senno, amministratore unico di Ames –. Il sindaco ci tiene moltissimo a questo servizio e noi stiamo facendo il massimo, arrivando a un altissimo livello di qualità mai raggiunto. I costi si sono alzati, per esempio lo stesso cibo biologico che hanno chiesto i genitori e che abbiamo fornito ha un prezzo diverso».
Diversi i numeri dei genitori. Per loro sono infatti ben 4.551 le disdette effettive che si possono vedere sul portale. Una cifra ben diversa che attesterebbe che su 9725 famiglie, 5.174 hanno mandato il proprio figlio a mangiare in mensa. Se a questo numero si aggiungono i bambini che si sono presentati a scuola con una maglietta con un panino disegnato o un cartello con lo stesso disegno appeso allo zainetto con scritto «Io partecipo allo sciopero del panino» perché il preside non ha concesso la protesta, i numeri potrebbero salire.
La disdetta si può effettuare dalle 18 del giorno prima, fino alle 9 della mattina stessa. Qualcosa nei numeri sembra non funzionare, anche perché sono stati portati molti pasti in più, 104 all’Istituto Colombo e 112 alla scuola Grimani di Marghera. I pasti che invece per qualche disguido non sono stati registrati o che ormai era troppo tardi per ritirarli sono a carico della società che si occupa di preparare il pasto. «Fino a quando l’amministrazione non si degnerà di parlarci – ha detto il Comitato Genitori – noi continueremo a scioperare con il panino ogni due settimane. Qualsiasi persona con la password può entrare nel sistema di Ames e verificare quanti pasti nel Comune sono stati disdetti. Solo all’Istituto Colombo di Chirignago su 784 bambini ce n’erano 28 in mensa, alla Visentin a Marghera hanno pranzato in mensa 59 bambini su 288 e alle materne La Sorgente l’adesione è stata al 100%. Inoltre sui conti l’assessore Paolo Romor continua a fornire dati senza confrontarci dati senza confrontarsi con i nostri che non coincidono».
L’assessore alle Politiche Educative Paolo Romor ha ribadito che l’amministrazione è sempre stata presente quando i genitori hanno convocato il Comitato Tecnico Permanente, così come lo sarà alla prossima convocazione: «C’è il massimo interesse nei CTP – ha detto Romor – ma i dati rispettano l'impegno preso dal sindaco durante la campagna elettorale, quando aveva sottoscritto che avrebbe ripristinato la soglia massima del 60% a carico degli utenti. Ora il calcolo va fatto sulla somma di tutti i buoni pasto e non sul singolo buono pasto, il che vuol dire che, pur considerato il bilancio in crisi e l'esenzione per chi ha un reddito basso, arriviamo al 52,6%. Certo, una volta si riusciva ad arrivare al 60%, ma questo è il massimo che possiamo fare e non abbiamo infranto la promessa».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia