Sciacalli al cimitero di Mira: «Non rubarmi i fiori, sono un bambino»
MIRA. Ladri senza dignità e vergogna. Adesso rubano anche dalle tombe dei bambini morti . E le famiglie lasciano per il loro caro un cartello di protesta che strazia il cuore. «Già una volta hai rubato dalla mia tomba... Non farlo più... Sono solo un bambino». Parole che spaccano il cuore, che ti fanno domandare come è possibile che i ladri non si fermino neanche davanti a quella bella fotografia che sorride tra i fiori, come è possibile essere così insensibilie brutali. La tomba è quella di Luigi, un bimbo di 9 anni morto nel 2001 e tumulato in un loculo nel cimitero di Gambarare (il principale di Mira) che nel corso degli ultimi mesi ha avuto la sua tomba razziata dai ladri più di una volta. Fiori dappertutto. Lapidi danneggiate. Un gesto brutto e incivile che colpisce gli affetti più cari di chi va a trovare e a portare un ricordo ai propri cari che non ci sono più.
«Non se ne può più», spiegano tanti parenti dei defunti, «quasi ogni settimana ci sono razzie di fiori, di lumini, di piccoli oggetti di valore come statuette lasciate dalle persone dopo il funerale ai propri cari. Qualcuno arriva di notte e sparisce tutto. È ora di finirla. Nei cimiteri dovrebbero essere messe delle telecamere. Chi si comporta così non merita alcun rispetto e va punito».
La situazione è tenuta sotto controllo anche dai vigili urbani che hanno costanti monitoraggi dei campisanti. «Facciamo fare dei giri e delle ispezioni», spiega il comandante dei vigili di Mira, Mauro Rizzi, «ma possiamo farlo solo di giorno, quando agiscono i razziatori di fiori. Per quanto riguarda invece i ladri di rame che portano via lumini e coperture delle chiesette private, si tratta invece di bande di predoni organizzate che arrivano da fuori zona».
Razzie si sono verificate, oltre che a Gambarare, anche ad Oriago, Marano, Malcontenta e Mira Taglio, altri campisanti del territorio comunale mirese.
Nel caso dei fiori, il più delle volte vengono recuperati e riciclati, essendo venduti al mercato nero a chi poi li vende o per strada o in qualche negozio fuori zona. Il rame invece, considerato l’oro rosso per il suo alto valore, viene venduto al chilo anche fuori dall’Italia. I colpi di questo tipo nei cimiteri miresi negli ultimi mesi sono stati decine. Altri Comuni in Riviera, come quello ad esempio di Campolongo, hanno collocato telecamere all’interno dei campisanti e le razzie sono decisamente calate.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia