«Schivo e solitario, ha perso i genitori e poi la fidanzata»
«Per noi la vita è diventata impossibile, la convivenza impensabile». Parlano gli abitanti di via Zanutto, strada a senso unico che si imbocca esattamente davanti all’ospedale civile di San Donà. Alcuni sono dirimpettai di Federico Serafin, altri confinanti. Tutti lo conoscono per le sue stravaganze, la vita sempre più solitaria fino all’orlo del baratro.
Come si comportava?
«È sempre stato schivo, solitario. Lavorava a Torre di Mosto nel settore dell’edilizia, era bravo, un giovane che è sempre stato intelligente e colto, non certo uno sprovveduto».
Poi cosa è successo?
«Ha perso entrambi i genitori, quindi i nonni. Non è stato fortunato. Aveva una compagna, ma non li abbiamo più visti assieme. Era sempre più solo e sicuramente aveva dei problemi psichici gravissimi. Lo avevano ricoverato una prima volta, quindi era tornato a casa, ma era molto peggiorato».
Vi ha mai minacciati?
«Talvolta si metteva a gridare, dicendo che eravamo tutti pazzi e drogati, proprio come ha fatto sabato pomeriggio prima di barricarsi in casa. Poi se la prendeva con il mondo. Una volta aveva scavalcato un cancello, tagliato una rete per entrare nel giardino del vicino senza un motivo preciso. Cose senza senso. Non voleva sottoporsi al Tso, ci riteneva responsabili probabilmente dell’allarme lanciato. Prima ancora aveva preso in mano quelle pietre minacciando di lanciarle, poi un coltello affilato esibito sul terrazzino di casa contro tutti i residenti e le forze dell’ordine. Era chiaro che aveva perso completamente la testa, ma c’era da aspettarselo».
E adesso?
«Ora speriamo davvero che sia finita, perché è così da anni e la convivenza per noi è diventata impossibile». (g.ca.)
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