Schiave del sesso in trasferta a Jesolo: 40 arresti
JESOLO. Dalla Romania e dalla Germania fin sui marciapiedi della provincia di Pavia d'inverno e in trasferta d'estate nelle più rinomate località balneari, tra cui Jesolo. Comprate, picchiate, minacciate e costrette a prostituirsi sulle strade e nei club notturni durante i mesi freddi e a trasferirsi nelle località balneari d’estate per non perdere neanche un cliente. Obbligate a versare ai protettori, ogni mese, almeno 5mila euro. L’incubo per settanta ragazze straniere tra i 18 e i 30 anni è finito nella notte tra lunedì e martedì quando i carabinieri di Vigevano hanno messo le manette ai loro sfruttatori, quaranta persone legate a due clan: quello dei Qafa, albanesi, e quello dei Musuroi, romeni.
La grande retata, coordinata dalla Procura di Pavia (con il procuratore capo Gustavo Cioppa e il sostituto procuratore Mario Andrigo), ha scardinato una massiccia organizzazione che gestiva la prostituzione in provincia di Pavia, per la maggior parte in Lomellina, e nell’hinterland milanese tra Binasco, Motta Visconti e Abbiategrasso. Gli investigatori l’hanno denominata “Alba Nostra 2”, perché è il secondo colpo inferto in quattro anni alla criminalità organizzata che cerca di monopolizzare il mercato della prostituzione da Vigevano a Lodi. E reinveste poi i suoi lauti guadagni nella droga.
Sono 40 le ordinanze di arresto eseguite dai carabinieri del Comando provinciale dei carabinieri di Pavia, coordinati dal colonnello Fabio Cairo, in collaborazione con i colleghi di Milano, Brescia, Macerata e Asti. Uno dei ricercati ha cercato di fuggire calandosi dal secondo piano di un appartamento attraverso la grondaia ma è stato riacciuffato e un altro ha tentato di dileguarsi in Porsche ma è stato poi arrestato mentre era in auto con un connazionale nei pressi di Lodi. Altre 19 persone, tutte italiane, sono state denunciate. Indagini complesse e anche costose, che hanno richiesto migliaia di intercettazioni, mesi di appostamenti, verifiche anche disposte dal pm Andrigo anche in alcuni Paesi stranieri tramite Interpol (Romania, Belgio, Germania, Olanda e Albania) da parte dei carabinieri della compagnia dei carabinieri di Vigevano, comandanti dal capitano Rocco Papaleo, insieme al reparto investigativo provinciale diretto dal maggiore Stefano Nencioni. I due clan gestivano le ragazze che facevano arrivare da Germania e Romania mettendole sulle strade e nelle piazzole di sosta durante il giorno. Nei night club diretti da italiani la notte. Dall’Albania dove si trova detenuto il padrino della banda Qafa, Albert detto Berti, dava ordini al figlio in Italia usando un telefono cellulare clandestino di cui disponeva in cella.
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