Schiave del sesso, caccia all’organizzazione

Dopo l’arresto del boss albanese che gestiva Terraglio e via Orlanda si cercano i “capi”. La mappa della prostituzione
Di Francesco Furlan

L’operazione della Squadra mobile della polizia veneziana che martedì notte ha portato all’arresto di tre persone - una quarta è ricercata - e all’allontanamento di altre due, con ruoli più marginali, dalle province di Venezia e Treviso è l’ennesima prova che «la prostituzione è sempre meno in mano a singoli “papponi” e sempre più a organizzazioni criminali, strutturate e radicate per ottenere il massimo dei profitti dallo sfruttamento delle ragazze messe sulla strada. Un aspetto che dobbiamo bene tenere a mente». Ne è convinto Claudio Donadel, responsabile per il Comune del servizio Protezione sociale e umanitaria, che si occupa del fenomeno della prostituzione, con un monitoraggio continuo sulle strade della città. Reclutamento e controllo delle ragazze e dominio del territorio, con l’imposizione di “tasse di stazionamento” per le ragazze delle altre organizzazioni, 50 euro a ragazza a sera. Così lavorava il gruppo del leader Marenglen Thomo, 35 anni, albanese di Poro Vlore, che dieci anni fa era scappato, proprio sul Terraglio, all’altezza della caserma dei vigili del fuoco, a un agguato a colpi di mazze da baseball in cui morì il suo amico Astrit Baraci. I due si erano resi colpevoli di aver superato, con le loro ragazze, il confine del territorio dominio degli sfruttatori rumeni, all’epoca controllori indiscussi dello sfruttamento della prostituzione lungo il Terraglio. Dopo essere scampato all’omicidio, in questi dieci anni il potere di Thomo, per tutti Mario o Kevin, è cresciuto fino a garantirgli il dominio non solo del Terraglio, ma anche dell’area di San Giuliano e di via Orlanda, rendendolo uno dei personaggi di spicco della criminalità balcanica in città. Venti le ragazze controllate, ungheresi neo maggiorenni, arrivate in Italia nella consapevolezza di finire sulla strada, ma con la convinzione di poter partecipare agli utili. Cosa che invece non avveniva, perché Thomo e il suo braccio destro, il compaesano Besnik Baba, 30 anni, pur assicurando alle ragazze un posto dove dormire, dove mangiare, e qualche vizio, tenevano tutto il resto dell’incasso per loro: la Mobile del dirigente Marco Odorisio è entrata in possesso di ricevute che attestano il trasferimento di somme di denaro in Albania per un valore di 16 mila euro al mese. «Un altro elemento che ci dice che» prosegue Donadel «che le teste di queste organizzazioni sono nei paesi d’origine, ed è importante capire quali saranno gli sviluppi dell’indagine per capire quali rotte prendevano questi soldi». È ciò su cui sta lavorando la Mobile, con la collaborazione dell’Interpol, con la quale ha avviato anche le pratiche per rendere esecutivo il mandato di cattura internazionale necessario per arrestare il fratello di Tibos Heves, quest’ultimo già in carcere in Ungheria per altri reati. I due fratelli, nella suddivisione dei ruoli del gruppo, avevano il compito di reclutare le ragazze di Ungheria e di portarle in città. La pressione delle forze dell’ordine sul Terraglio emerge anche nei dati del monitoraggio del servizio Protezione sociale e umanitaria. Nel mese di agosto, in media, nelle strade della città ci sono state 74 prostitute, in cinque zone. Cinque lungo il Terraglio (in passato si arrivava anche a 12), 15 nell’area di via Piave e della stazione ferroviaria, 44 a Marghera, in via Fratelli Bandiera e nella zona industriale (dove esiste anche il fenomeno della prostituzione maschile), 7 a Malcontenta, e 3 nell’area di Campalto (via Orlanda) e san Giuliano.

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