Schianto sulla Triestina, Giorgia ha coperto il corpo dell’amica morta
MIRANO. Dopo il lutto, la telefonata della vita. Quella tra la mamma di Linda Giorio, Lorena e quella di Giorgia Favaretto, Cinzia, ieri mattina, per dire che l’immane tragedia che ha sconvolto le loro vite non cambierà i rapporti tra le due famiglie. Una telefonata toccante, il primo contatto dopo la tragedia.
Due madri distrutte dal dolore, una schiacciata dalla perdita dell’unica figlia, l’altra dal peso delle responsabilità che potrebbero emergere a carico della figlia, che era al volante, ora fortunatamente fuori pericolo. «Si sono sentite e rincuorate a vicenda», racconta lo zio di Linda, Matteo Giorio, «i genitori di Giorgia e Linda sono amici e continueranno a esserlo come e più di prima. Lorena ha detto Cinzia di non preoccuparsi, che non ci sarà nessun rancore da parte nostra, qualsiasi verità dovesse emergere. La loro famiglia soffre come la nostra». Intanto, proprio dal racconto di Giorgia emergono particolari da far raggelare il sangue sui minuti successivi allo schianto contro il guardrail sulla Triestina. «Giorgia era cosciente dopo l’incidente e ha capito subito che Linda non ce l’aveva fatta. Le parlava, ma era già morta e alla fine l’ha coperta con un vestito».
Ferita in modo grave, la guidatrice è rimasta bloccata, ma cosciente al posto di guida, cercando invano di destare l’amica seduta al suo fianco, ormai, purtroppo già priva di vita. «Giorgia ha potuto parlare dell’ospedale, è schiacciata dal dolore della tragedia», racconta Matteo, che in questi giorni parla a nome dei genitori di Linda, annichiliti dal lutto, «parlerà al magistrato di cosa è successo prima di quella sbandata fatale».
Il “dopo”, invece, è un fardello che non l’abbandonerà mai: «Ha coperto Linda, pare con dei vestiti di ricambio, ne hanno sempre in macchina quando fanno queste serate fuori. I due ragazzi invece si muovevano nel sedile posteriore, in silenzio». Niente urla tra quelle lamiere, solo flebili respiri nel silenzio notturno di una strada deserta. Resta la richiesta da parte della famiglia Giorio di fare piena luce su quanto accaduto: «La storia di quel guardarail non va già a nessuno dei parenti dei ragazzi coinvolti», conclude Matteo, «cercheremo la verità fino in fondo, ci affideremo a un avvocato di fiducia, ma attendiamo prima la perizia. Lo dobbiamo a Linda e ai suoi genitori».(f.d.g.)
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