Schianto sul motoscafo: «Quel pontile non doveva funzionare»

Deterlizzi (Cisl) punta il dito sui lavori in cantiere troppo vicini. Seno (Actv): «Aspettiamo l’esito dell’inchiesta prima dei giudizi». Sotto accusa anche il sistema di guida che si rompe troppo spesso
INTERPRESS/GF.TAGLIAPIETRA. 17.10.14.- INCIDENTE ALLA FERMATA PALANCA DELLA GIUDECCA. PALO DENTRO LA CABINA.
INTERPRESS/GF.TAGLIAPIETRA. 17.10.14.- INCIDENTE ALLA FERMATA PALANCA DELLA GIUDECCA. PALO DENTRO LA CABINA.

«Quel pontile alla Palanca avrebbe dovuto essere chiuso per la vicinanza al cantiere di manutenzione - sostituito eventualmente da un pontone provvisorio - e i guasti al meccanismo dell’invertitore, che produce l’ingovernabilità del mezzo, sono piuttosto frequenti, per la rapida usura a cui viene sottoposto con le continue manovre di marcia in avanti e di retromarcia a cui vaporetti e motoscafi dell’Actv sono sottoposti. Queste cose l’azienda le sa bene».

Il sindacalista Marino Deterlizzi, della Cisl, torna, nell’infuriare delle polemiche seguite all’incidente di venerdì pomeriggio all’imbarcadero della Palanca - con la grande bricola che si è conficcata nella cabina del motoscafo della linea 4.2 che aveva perso il controllo, causando una decina di feriti e sfiorando quella che avrebbe potuto essere una tragedia - al problema delle manutenzioni da parte dell’azienda.

«Si fanno le manutenzioni programmate», spiega, «ma è venuta meno la comunicazione diretta con i piloti per le piccole manutenzioni, che si facevano alla Bragora, quelle che permettono di accorgersi subito se qualcosa non va, come nel caso degli invertitori, che in caso di guasto rendono il mezzo ingovernabile e il pilota alla Palanca mi risulta non abbia avuto nemmeno il tempo di spegnere il motore. Ma ci sono condizioni di sicurezza sempre più difficili per i piloti Actv e non a caso, abbiamo chiesto, invano, da due mesi al commissario straordinario Vittorio Zappalorto un incontro sull’effettiva applicazione dei 26 punti sulla sicurezza proposti dall’allora assessore alla Mobilità Ugo Bergamo».

Si aspettano intanto la relazione della Capitaneria di Porto sull’accaduto e gli esiti dell’inchiesta aperta dalla Procura, con una probabile perizia tecnica.

«Aspetto gli esiti dell’inchiesta», commenta l’amministratore delegato di Actv, Giovanni Seno, «e consiglio a tutti di fare altrettanto, prima di aprire “polveroni” sulle manutenzione dei mezzi Actv che sono aumentate e non diminuite. E per quanto riguarda il mezzo coinvolto nell’incidente, c’è un verbale del 15 ottobre che dice come esso fosse assolutamente a posto. Per questo attendo di conoscere le autentiche cause dell’incidente, prima di emettere giudizi. Che poi gli invertitori vadano più facilmente di altri pezzi soggetti a usura è vero, ma è anche una cosa ovvia, visto la loro delicatezza, per questo vengono revisionati più spesso e le rotture non sono più di una decina l’anno»

Ma è critico sull’accaduto anche il presidente del Comitato lavoratori navigazione - che riunisce circa 400 dipendenti Actv in servizio sui battelli - Nevio Oselladore: «Confermo il problema dei guasti al meccanismo degli invertitori, in particolare alla leva del telecomando della retromarcia e ai cavetti d’acciaio: sono diventati da diversi anni un problema e sono capitati un po’ a tutti i piloti. Alla base c’è il fatto che questi meccanismi, pur collaudati, non sono fatti per essere usati per portare continuamente avanti e indietro i battelli, come avviene solo per i mezzi acquei veneziani del trasporto pubblico e prima o poi finiscono per bloccarsi, rendendo i battelli o i vaporetti ingovernabili. Mi chiedo se le manutenzioni programmate che vengono effettuate dall’azienda riguardino anche il funzionamento di questi meccanismi o si aspetti a intervenire solo quando si rompono».

E la polemica resta incandescente, in attesa del giudizio finale dell’inchiesta sull’incidente della Palanca.

                                                        Riproduzione riservata

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia