Schianto mortale e fuga: «Kukiqi torni in carcere»
San Donà. La Procura chiede al Riesame di vagliare la posizione del 21enne kosovaro che ha travolto Giuliano Babbo mentre usciva dalla fabbrica dopo il turno di notte, lasciandolo agonizzante sull'asfalto senza soccorrerlo. Ora è ai domiciliari: «Pericolo di reiterazione e contesto familiare non positivo»
Kajtaz Kukiq, 21 anni, e il cugino Edmon Balaj, 26
SAN DONÀ. Dopo che era stato sorpreso dai carabinieri al pronto soccorso di Trieste, dov'era andato per farsi medicare in seguito allo schianto mortale con l'auto di Giuliano Babbo che aveva avuto la peggio, Kajtaz Kukiqi, kosovaro 21enne di Cessalto, era stato arrestato ed era finito in cella, su disposizione della pubblico ministero. Le accuse a suo carico sono di omicidio stradale, omissione di soccorso e violazione dell'articolo del Codice della strada sul "divieto di gareggiare in strada con veicoli a motore".
Ma il gip, quattro giorni dopo, aveva deciso la scarcerazione, disponendo gli arresti domiciliari: non ci sarebbero al momento a suo dire elementi per avvalorare la gara tra auto, sostenendo per contro l'adeguatezza di una misura cautelare meno restrittiva tenuto conto del tipo di reato. Una decisione che la Procura contesta, tanto che la pm Carlotta Franceschetti, titolare del fascicolo, nelle scorse ore ha presentato appello al tribunale del Riesame per chiedere l'applicazione della custodia cautelare in carcere per Kukiqi. Nessun appello da parte della rappresentante della Procura, invece, per l'altro indagato, ovvero Edmon Balaj, 26 anni di Salgareda, rimesso in libertà dal gip dopo che con l'arresto era anch'egli finito in carcere.
Ora il tribunale del Riesame dovrà fissare l'udienza - non ci sono termini di legge, sarà verosimilmente entro qualche settimana - per la discussione dell'appello. In caso di accoglimento dell'istanza, la misura non sarà immediatamente esecutiva visto che la difesa di Kukiqi, rappresentata dall'avvocato Alessandra Nava, potrà presentare ricorso per Cassazione. Solo dopo il pronunciamento favorevole anche della Suprema Corte, un'eventuale carcerazione diventerebbe esecutiva.
Nella sua richiesta nei confronti di Kukiqi, la pm cita «la rete di protezione di cui gode l'indagato che ha reso possibile la fuga dopo l'incidente e le prestazioni mediche in regime di "anonimato"», chiarendo che «La soluzione cautelare adottata (ovvero quella degli arresti domiciliari, ndr) è del tutto inadeguata a fronte di un pericolo di reiterazione e un contesto familiare tutt'altro che positivo», evidenziando anche il fatto che il giovane era stato fermato già tre volte senza patente.
Emerge poi che durante la fuga verso Trieste, l'Alfa 147 su cui viaggiavano Balaj, Kukiqi ferito, il fratello di lui e un amico, era stata fermata da una pattuglia della polizia stradale di Trieste poiché il conducente aveva fatto una manovra strana alla vista della pattuglia, passando dietro un distributore di benzina. Gli agenti avevano identificato e controllato gli occupanti. Ancora non era stata diramata la nota di ricerca alle forze di polizia.
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