Schede regionali sanitarie Striuli: «Non scrivo a Zaia»
PORTOGRUARO. Nessuna lettera al governatore Zaia, ieri l’esecutivo della conferenza dei sindaci sanità con il presidente, e sindaco di Caorle, Luciano Striuli, ha deciso che non è competenza di questo organo scrivere una lettera al presidente della Regione in merito al blocco delle schede regionali, tra i temi in calendario assieme all’ospedale unico e allo studio per l’individuazione di una sede.
«Era un’idea del sindaco di San Donà Andrea Cereser», precisa Striuli, «ma non è l’esecutivo ad avere questa competenza e pertanto deciderà la conferenza dei sindaci della sanità mercoledì prossimo».
Quanto allo studio sulla sede per l’ospedale unico, Striuli ha fissato dei paletti. «La conferenza dei sindaci sanità non può essere stazione appaltante», precisa, «ci vuole pertanto un Comune capofila per la successiva gara. Sappiamo anche che i Comuni non hanno risorse. Vedremo poi se la Regione si farà carico dello studio o meno».
Intanto Cereser da San Donà preme per il blocco delle schede regionali subito. «I recenti e poco originali riferimenti alla vicenda dell’ospedale unico da parte di alcuni esponenti locali del centrodestra, dimostrano una volta di più che questo argomento è utilizzato solo a fini strumentali, per distogliere l’attenzione dalla vera emergenza sanitaria che affligge la nostra Asl: lo smantellamento degli attuali presidi ospedalieri, iniziato questo mese con il declassamento del reparto di chirurgia di San Donà. Già si teme l’annullamento di sedute chirurgiche fissate da tempo, con dirottamento verso il reparto di Portogruaro. Quindi, se questi signori vogliono veramente rendersi utili, vedano di attivarsi per risolvere i veri problemi, anziché correre dietro al falso mito dell’ospedale unico. Vedano di contattare i propri referenti politici regionali, responsabili di questa situazione, e adoperarsi per fermare il “bagno di sangue” che sta avvenendo, se ci tengono alla sanità del territorio, e magari cerchino di spiegarci perché la nostra azienda sanitaria è, da anni, la più povera del Veneto o perché nessuno si sogna di mettere in discussione la fusione degli ospedali di Conegliano e Vittorio Veneto o di Castelfranco e Montebelluna, distanti tra loro poco più di 10 chilometri, e non 30 come nel nostro caso».
«Non che quello dell’ospedale unico non sia un tema importante, ma da come è stato impostato sin qui, non potrà portare a nulla di buono», conclude, «basti pensare alle affermazioni della scorsa settimana del presidente della Commissione consiliare regionale sulla Sanità Padrin, secondo cui la nuova struttura deve essere il più possibile lontano da Mestre. Con la conseguenza che i sandonatesi dovranno rivolgersi all’ospedale dell’Angelo».
Giovanni Cagnassi
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