Schede ospedaliere, il caso dei 59 posti letto: in più per l’Usl, in meno per i sindaci

Dal Ben soddisfatto, ma nelle schede precedenti su carta ne erano previsti 150. L'ospedale di Venezia non verrà declassato 
Interpress\M.Tagliapietra venezia 31,03,2019.- Manifestazione contro declassamento Ospedale Civile di Venezia. Campo SS. Giovanni e Paolo.
Interpress\M.Tagliapietra venezia 31,03,2019.- Manifestazione contro declassamento Ospedale Civile di Venezia. Campo SS. Giovanni e Paolo.

VENEZIA. Approvate le nuove schede ospedaliere: l’Usl 3 potrà contare su 59 posti letto in più.

Sempre che il confronto lo si faccia con i posti letto realmente attivi oggi: se, infatti, il paragone si fa con quelli previsti (sulla carta) dalle schede precedenti, il risultato risulta negativo, con una differenza di oltre 150 letti. E nelle scorse settimane, proprio su questo punto erano insorti i sindaci - in particolare quelli di Riviera del Brenta e Miranese - lamentando i tagli previsti per i loro ospedali, rispetto alle vecchie schede.

Bilancio, invece, positivo per il direttore generale dell’Usl 3, Giuseppe Dal Ben: «Il confronto va fatto con quanto è effettivamente presente negli ospedali».

Facile, quindi, che si accendano nuove polemiche e che si assista a un nuovo ballo dei numeri.

Fatto sta che l’Usl 3 ha annunciato che le nuove schede prevedono 2.213 posti letto: 59 unità in più degli attuali. Di questi, 1.681 sono pubblici mentre 532 sono privati convenzionati. Aumentano anche quelli nelle strutture intermedie: 266, in crescita di ben 153 posti. Ma la situazione va valutata caso per caso. O meglio, ospedale per ospedale.

Il Civile a VENEZIA

Il Civile, come anticipato nelle scorse settimane, non verrà declassato e mantiene lo status di ospedale di 1° livello. Le mobilitazioni di sindacati e cittadini sono quindi servite: il flash mob organizzato a suo tempo per difendere l’ospedale da un declassamento che secondo alcuni avrebbe aperto la strada a futuri tagli ha mosso le acque. Rimangono uguali i posti letto: 300 per acuti e 10 di riabilitazione.

ospedale di CHIOGGIA

Anche l’ospedale di Chioggia evita il declassamento e resta un presidio di 1° livello. Come per il Civile di Venezia, la decisione è maturata alla luce delle particolarità in cui opera la struttura clodiense: specificità dovute ai collegamenti e alla mole di flussi turistici che insistono sulle due città. L’ospedale di Chioggia potrà contare su 183 posti letto, 21 in più di quelli attualmente attivi. La struttura perde le apicalità di Laboratorio e analisi e di Nefrologia. Ma guadagna l’apicalità dell’area riabilitativa e il servizio di procreazione assistita.

Ospedale di DOLO

Nelle scorse settimane, i sindaci di Riviera del Brenta e Miranese si sono mobilitati per difendere gli ospedali di Dolo e Mirano: a detta loro i più penalizzati.

Si è assistito a un lungo balletto dei numeri. Da una parte i sindaci che confrontavano le nuove schede con quelle vecchie lamentando i pesanti tagli previsti dalla nuova programmazione, e dall’altra parte l’Usl 3 che negava la sforbiciata. Secondo l’Usl, l’ospedale di Dolo guadagna 13 posti letto arrivando a 333, e ottiene, oltretutto, l’apicalità di Pronto Soccorso, di Terapia Intensiva e Rianimazione e di Medicina Fisica e Riabilitazione. Attese comunque nuove polemiche con i sindaci che potrebbero tornare a sottolineare che la vecchia programmazione assegnava a Dolo 382 posti letto, e che quindi ne sarebbero stati tagliati 49. «Si è fatto il possibile– spiega Dal Ben– il problema è che nelle vecchie schede si è fatto un errore prevedendo posti letto che non era possibile attivare. Il confronto va comunque fatto con i posti letto attivati». Altra questione spinosa sono le Lungodegenze, le strutture ospedaliere che accolgono i pazienti post-acuti appena stabilizzati che dovrebbero essere sostitute, quasi tutte, da strutture intermedie. Diversi operatori temono queste strutture non saranno in grado di offrire ai pazienti la stessa assistenza e che i malati verranno quindi rimandati indietro negli ospedali: «Speriamo di no –chiosa Dal Ben– la sostituzione sarà graduale ed effettuata valutando il fabbisogno del territorio. Poi ogni caso è particolare e verrà valutato se il singolo paziente potrà essere seguito nelle strutture intermedie o necessiterà di diversa assistenza».


 

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