Scelto il presidente dell’Autorità portuale sarà il romano Stefano Corsini
VENEZIA. L’identikit è chiaro. E conferma le indiscrezioni filtrate nei giorni scorsi. Il nuovo presidente dell’Autorità portuale di Venezia potrebbe essere un dirigente del Cipe. Stefano Corsini, 58 anni, ingegnere con esperienza ai servizi tecnici nazionali, oggi dirigente del servizio programmazione economica di palazzo Chigi, corrisponde in pieno alla descrizione che ne ha fatto ieri il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, nel suo discorso all’inaugurazione della nuova ala dell’aeroporto di Tessera. «Abbiamo scelto la persona che avrà la guida del Porto», ha esordito, mentre in sala si faceva silenzio, «una vicenda che si chiuderà in tempi brevissimi. Siamo ai dettagli, alle verifiche di compatibilità».
Un manager di esperienza, dunque. Se davvero sarà Corsini, la logica che ci sta sotto viene sintetizzata ad uso dei presenti – tra cui qualche possibile candidato seduto nelle prime file – in questo modo. «Abbiamo scelto solo su base manageriale e di esperienza», ha detto Delrio, e abbiamo deciso di lasciare fuori la politica. Non perché non ci siano politici capaci, ma perché abbiamo pensato ai porti come aziende, per snellirli e mettere al centro la logistica a fronte della crisi mondiale del traffico merci su nave». Delrio cita la riforma dei porti e la riorganizzazione delle Autorità portuali. «I porti dovranno essere meno legati agli interessi del porto come i vecchi comitati portuali formati da quaranta persone», dice.
Tutto deciso dunque? In realtà la nomina pur annunciata dal ministro non è stata formalizzata dal governo. Dovrà essere approvata dal Consiglio dei ministri e dunque avere l’avallo del premier Renzi. Il problema non è tanto la diversità di vedute nel governo. Ma il “gradimento” di Comune e Regione. Non vincolante per legge, ma politicamente importante. Il governatore Zaia ha ricordato più volte che «a parità di curriculum meglio un veneto». E che le nuove nomine al porto dovranno valorizzare gente preparata e giovane. Corsini? Zaia non commenta. Ma si capisce che la provenienza “romana” del manager non sarebbe la sua prima scelta. Anche il sindaco Luigi Brugnaro non sembra gradire la proposta di un manager venuto da fuori. Lui avrebbe preferito una proroga a Paolo Costa, almeno per impostare il progetto off-shore. Ma la piattaforma in Adriatico non entusiasma il ministro, e nemmeno la vicesegretaria del Pd - e governatore del Friuli - Debora Serracchiani. Mentre è ritenuta “cruciale” dal sindaco per rilanciare il lavoro e non penalizzare il porto.
Ieri il ministro ha annunciato l’avvio della prima fase del progetto off-shore. Anzi dell’ “on-shore”, cioè l’allestimento a terra delle aree per movimentare i container nell’ex area Syndial acquistata dal Porto a questo scopo. Un primo lotto che potrà tornare utile anche nel caso l’off-shore in mare non si dovesse fare.
«Le grandi opere bisogna sceglierle bene, se servono allo sviluppo», ha detto Delrio, «noi vogliamo rilanciare l’immagine dello Stato amico, togliere la burocrazia che blocca lo sviluppo». Ma allo stesso tempo ha tirato il freno sulla seconda fase. «Ci vogliono approfondimenti tecnici». Avanti con prudenza dunque. La partita dello sviluppo e dei grandi progetti si gioca adesso sulla nomina del Porto.
Alberto Vitucci
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