Scavo canali a Valle Vecchia Vernizzi e altri tre nei guai

Caorle. Vanno a processo l’allora presidente della Commissione Via, una dirigente della Regione, il direttore del Consorzio di bonifica e un docente
Di Giorgio Cecchetti

VENEZIA. Sul banco degli imputati, per quelle che l’accusa sostiene essere una vera e propria devastazione dell’ambiente nella Laguna di Baseleghe, a Valle Vecchia tra Caorle e Bibione, sono finiti Silvano Vernizzi, all’epoca dei fatti presidente della Commissione regionale per la valutazione d’impatto ambientale e ora amministratore delegato di Veneto Strade, un altro alto dirigente regionale, Paola Noemi Furlanis, il direttore del Consorzio di bonifica del Veneto Orientale Andrea De Gotzen e il professore universitario e consulente del Consorzio Giovanni Abrami.

Tutti devono rispondere di danneggiamento ambientale sulla base di un esposto presentato alla Procura di Venezia dalla Lipu: a chiedere e ottenere il processo per i quattro è stato il pubblico ministero lagunare Giorgio Gava, che ieri in aula ha posto le domande ai numerosi testimoni che si sono succeduti davanti al giudice monocratico Fabio Moretti, che al termine ha rinviato l’udienza per sentire i consulenti della difesa, tra cui l’ingegnere idraulico Luigi D’Alpaos, al 2 marzo del prossimo anno.

L’esposto risale a quattro anni fa ed era stato presentato contro i lavori del Consorzio di bonifica (costo di tre milioni) per uno scavo di 240 mila metri cubi su un tratto di due chilometri del canale di Porto Baseleghe con la costruzione sui canali della laguna di tre barene di 20 ettari e una duna artificiale. La Lipu aveva anche avanzato la richiesta di sospensione dei lavori firmata anche da altre associazioni ambientaliste e da «Veneto Nuovo».

«Noi siamo favorevoli ad intervenire ma non in questo modo», aveva spiegato Marco Favaro di «Veneto Nuovo», «la laguna sta subendo dei danni irreparabili e se i lavori non vengono fermati immediatamente a farne le spese è Caorle e il tesoro ambientale che è unico, noi ci siamo sempre battuti contro interventi di questo tipo per risparmiare la laguna, vorremmo far capire che a monte ci serve uno studio complessivo e delle opere di ingegneria appropriate frutto di uno studio interdisciplinare».

L’intera area, tra l’altro, è tutelata come zona Sic (Sito di interesse comunitario) e Zps (Zona di protezione speciale), protetto cioè dalle normative della Comunità europea oltre che da quelle italiane.

Stando alle accuse, oltre allo scavo che il Consorzio ha compiuto c’è anche la dispersione dei fanghi nell’area protetta: De Gotzen avrebbe diretto i lavori, Vernizzi e Furlanis avrebbero dato il via libera, Abrami come consulente avrebbe approvato. A compiere le indagini sono stati gli uomini del Corpo forestale dello Stato.

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