Scarpe con il marchio contro ladri e concorrenza sleale
STRA. Le scarpe prodotte nel distretto calzaturiero della Riviera del Brenta saranno certificate attraverso micro trasmettitore che il cliente potrà leggere agevolmente attraverso uno smartphone. Si potranno conoscere la provenienza dei materiali e degli accessori oltre al luogo di assemblaggio e produzione. Inoltre con tali tecnologie sarà possibile geo-localizzare il prodotto in caso di furto. Queste le linee essenziali del progetto di certificazione del marchio “Made in Riviera del Brenta” che è stato presentato ieri al Politecnico Calzaturiero di Stra dalla Consulta territoriale del calzaturiero a cui aderiscono Confindustria, associazioni di categoria artigiane e sindacati. In rappresentanza del Governo c’era la senatrice Valeria Fedeli.
«Il progetto che certifica la produzione della Riviera del Brenta e la mette al riparo dal rischio contraffazioni che tanto hao danneggiato il mercato», spiega l’imprenditore Acrib Franco Ballin, «è unica nel suo genere e rappresenta uno strumento di trasparenza e legalità formidabile».
Il brand poi poi si evolverà ulteriormente con il marchio "Made in Venice" che valorizzerà le caratteristiche di qualità delle produzioni di tutta la provincia. «Negli ultimi anni», spiega Pier Giorgio Silvestrin presidente Federmoda Veneto, «oltre a denunciare le crepe del sistema, abbiamo lavorato assieme a parti e controparti per trovare una soluzione definitiva, che renda i controlli delle forze dell’ordine semplice routine. L’accordo prevede l’istituzione di questo marchio di filiera. Abbiamo anche lavorato per individuare un ente certificatore terzo che, attraverso visite periodiche e ispezioni, dovrà accertare che le lavorazioni siano svolte secondo le norme».
Soddisfatti i sindacati: «Un progetto che farà la differenza», spiega Massimo Meneghetti segretario provinciale Femca Cisl, «oltre a salvaguardare i livelli occupazionali. Sarà di esempio anche per altri settori e di fondamentale importanza per le produzioni Made in Italy. Si tratta ora di accelerare per contrastare in maniera decisa il lavoro irregolare e per far comprendere agli imprenditori che somministrare lavoro a imprese non regolari, è una pratica che crea più danni che opportunità. Ora ci aspettiamo che la Regione e le Camere di Commercio di Venezia e Padova, ma anche il governo diano adeguate risorse per finanziare e sostenere questo marchio, che a crea un futuro per prodotti che qualcuno considerava superati».
Alessandro Abbadir
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia