Scarcerato il vicequestore Preziosa. Coinvolto nello scandalo Mantovani
VENEZIA. Il vicequestore della polizia di Stato Giovanni Preziosa, arrestato il 3 settembre dalla Guardia di finanza di Venezia per il suo coinvolgimento nell’inchiesta sui fondi neri e le presunte tangenti pagate dal Gruppo Mantovani, è uscito dal carcere di Verona. I giudici hanno accolto l'istanza di arresti domiciliari avanzata dagli avvocati Alessandro Pellegrini e Renato Alberini.
Il poliziotto ed ex assessore comunale nella vecchia giunta di centrodestra di Bologna è accusato di corruzione, peculato, accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione di segreti d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta sul gruppo Mantovani.
Il vicequestore avrebbe favorito le pressioni che secondo la Procura sarebbero esercitate dal gruppo che faceva capo all’ingegnere Piergiorgio Baita, ex presidente della Mantovani, società capofila del consorzio d’imprese “Consorzio Venezia Nuova”, concessionario unico dello Stato nella costruzione del Mose di Venezia.
La Mantovani è stata poi protagonista della realizzazione del Passante autostradale di Mestre, dell’ospedale dell’Angelo di Mestre e di molti altri lavori pubblici svolti durante la precedente giunta della Regione Veneto.
La scarcerazione è avvenuta perché nel frattempo Preziosa, tramite i suoi legali, ha chiesto di patteggiare. La Procura veneziana e la difesa hanno raggiunto un accordo per un anno e otto mesi. Ora toccherà al giudice fissare l'udienza e decidere se la pena sia congrua. «Sono contento di essere a casa - ha detto Preziosa - sarà il Natale più bello della mia vita».
Anche con gli altri manager del gruppo Mantovani indagati, tra cui lo stesso Baita, e con quelli di altre società coinvolte nello scandalo, tra cui Claudia Minutillo, ex segretaria personale dell’allora presidente regionale Giancarlo Galan, la Procura ha raggiunto un accordo dopo aver ricevuto “piena confessione utile al prosieguo dell’indagine”.
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