«Scarcerate Ghezzo, non può fuggire»
«Claudio Ghezzo, l’ex direttore commerciale di Veritas arrestato all’alba di martedì per corruzione e turbativa d’asta, deve essere scarcerato perché non esiste né il pericolo di fuga - sapeva di essere sotto indagine dal luglio del 2015 e non si è mai allontanato - né di inquinamento delle prove o reiterazione del reato dal momento che, scattata l’indagine, Veritas lo aveva spostato nello staff dirigenziale ai servizi cimiteriali, senza più alcuna delega in materia di appalti e affidamenti diretti». Lo sostiene il suo difensore, l’avvocato Fabio Niero, che ieri mattina ha depositato l’istanza al tribunale del Riesame per la revoca della misura cautelare in carcere e quindi la concessione degli arresti domiciliari.
La richiesta sarà discussa nei prossimi giorni. La tesi sostenuta dal legale è che Ghezzo non abbia ricevuto alcuna mazzetta dalle aziende che volevano conquistarsi gli appalti per il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti. Il pubblico ministero Giorgio Gava sostiene invece che l’ex direttore commerciale della multiutiliy veneziana abbia percepito 51.500 euro dal 2011 al 2015 dalla “F.lli Busato Autotrasporti” di Preganziol (il rappresentante legale della società, Enzo Busato, è ai domiciliari mentre il fratello Giuseppe è indagato) e oltre 100.000 euro tra il 2009 e il 2015 dalla “Plan-Eco” di Cittadella, la cui responsabile legale Sabrina Tonin è in cella.
L’avvocato Niero è andato a far visita a Ghezzo in carcere a Santa Maria Maggiore, anche in vista dell’interrogatorio di garanzia che è fissato per questa mattina davanti alla giudice Roberta Marchiori. Comparirà sempre oggi anche Sabrina Tonin, mentre per Enzo Busato l’interrogatorio è stato fissato per lunedì.
Al suo legale, Ghezzo ha ribadito di non aver mai intascato un euro dato dalle aziende che lavoravano per conto di Veritas. «Ghezzo ha sostenuto di aver sempre portato a Veritas contratti molto più vantaggiosi di quelli precedentemente in essere. Ha agito scegliendo le offerte economicamente più vantaggiose, rispettando le normative che sono cambiate negli anni», chiarisce l’avvocato Niero. E il documento trovato dai finanzieri nel quale c’è l’elenco dei pagamenti mensili, tra i 500 e i 1.000 euro, da parte della “F.lli Busato Autotrasporti” a un certo G.C., che secondo gli inquirenti sarebbe proprio Ghezzo? «Non ho mai preso soldi», ha ribadito in carcere l’ex direttore commerciale al suo avvocato. «Nei molti anni di lavoro aveva instaurato rapporti di amicizia con i titolari delle ditte: se parliamo di un regalo ci sarà anche stato, ma cose minimali», dice Niero. Nulla a che vedere, secondo lui, con i pieni di carburante e i cambi delle gomme contestati dalla Procura. E le opere d’arte acquistate per ripulire i soldi delle mazzette? «Abbiamo già dimostrato che gli acquisti sono stati fatti con pagamenti tracciati».
Oggi in sede di interrogatorio di garanzia, Ghezzo dovrebbe rilasciare una dichiarazione, riservandosi di produrre una memoria tecnica. Sta invece studiando i documenti contenuti nei 18 faldoni l’avvocato Marco Vianello, difensore di Enzo Busato. Per lunedì il legale annuncia che il suo assistito renderà un interrogatorio con dichiarazioni.
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