Scappa dalla struttura protetta per riabbracciare la sua mamma

Bambino di 8 anni fugge da una "casa per i minori" a Venezia e torna a casa in treno solo per poterla rivedere

VENEZIA. Un giudice aveva stabilito, per il suo bene, che lui non poteva stare con la sua mamma. Il giudice aveva stabilito che lui, a meno di 10 anni,  sarebbe stato meglio in una struttura protetta, bella e allegra, a Venezia.

Lui ha atteso, guardando fuori dalle finestre, che la sua mamma tornasse a prenderlo. Ore e ore, sognando i suoi baci, i suoi abbracci, la sua voce. Fantasticando storie in cui c’erano lui e lei.
Ha atteso, forse avrà pianto. Poi si è asciugato le lacrime e si è dato da fare per realizzare quel suo sogno di bambino.
È uscito, ha attraversato quella città così sconosciuta, e ha trovato la stazione. Poi ha atteso, ha visto un treno che andava verso il suo paese ed è montato.
Nessuno ha notato quel bambino che sorrideva tra sè, vedendo mano a mano dal finestrino dei paesaggi sempre più familiari e immaginando la gioia della mamma quando lo avrebbe visto.
È smontato alla stazione del suo paese tutto felice ed è letteralmente corso come un fulmine fino a casa, dove ha risentito la voce della sua mamma.
Gli abbracci tanto attesi, i baci sospirati, il calore e le carezze tanto sognate. Un momento di gioia pura.
Poi però la sua mamma gli ha spiegato, gli ha parlato e dopo qualche ora di felicità, ha chiamato i carabinieri, spiegando cos’era successo.
I carabinieri, si sa, sono ligi agli ordini, ma sono anche papà. E quel viaggio, per riportarlo fino alla struttura protetta, in quella città così distante, lo hanno fatto diventare speciale: con storie fantastiche, barzellette, e la prova del berretto dell’uniforme d’ordinanza.
Ma non è servito. La luce in quegli occhi pareva essersi spenta.
E quando lo hanno riconsegnato, alle 20.40 di ieri, al personale della struttura protetta, a piazzale Roma, loro, i carabinieri, hanno ringraziato il cielo che era già buio. E non si potevano vedere due uomini grandi e grossi in divisa con le lacrime agli occhi.

I dati (nomi, età esatta, paese di residenza, motivi della sentenza) di questa storia sono stati volutamente o taciuti o alterati per lasciare tranquilli madre e figlio, visto che la loro mancanza non avrebbe alterato l'essenza dell'articolo
 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia