Scambio di salme all’obitorio di Dolo. «Luigi non si trova», era in un’altra bara
Momenti di angoscia, arrivano anche i carabinieri. Poi la risoluzione del giallo, il funerale rinviato al giorno dopo

CHIOGGIA. Scambio di salme all’obitorio dell’ospedale di Dolo, una famiglia in angoscia per la scomparsa, pur momentanea, del proprio caro con il funerale che doveva essere celebrato ieri e che invece è stato rinviato a oggi pomeriggio. Mentre ancora si cerca di capire che cosa possa essere accaduto nelle stanze dell’obitorio.
L’Usl Serenissima, da parte sua, garantisce che sarà approfondito quanto successo, ed «esprime tutto il nostro dispiacere per quanto accaduto ai familiari». Una vicenda che per alcuni interminabili minuti, ha mandato nel panico oltre che i familiari del caro estinto, anche l’impresa di pompe funebri di Chioggia incaricata del trasporto e del funerale.
Ieri attorno all’una il carro funebre della ditta Tonello di Chioggia si reca all’ospedale di Dolo per recuperare la salma di Luigi Vido, 73 anni, morto di Covid venerdì scorso. Il funerale si sarebbe dovuto tenere di lì a un paio d’ore, nella basilica di San Giacomo, a Chioggia. All’arrivo all’obitorio però la bara che doveva contenere il corpo dell’anziano era vuota. Sul posto anche un’altra impresa di pompe funebri, l’agenzia Lucarda di Mira, che doveva preparare un’altra salma. Mentre la salma di Luigi Vido non c’era da nessuna parte.
I responsabili dell’impresa chioggiotta hanno avuto il dubbio che il 73enne di Chioggia fosse stato chiuso in un altro feretro, tra i molti che si trovavano all’obitorio.
«Dopo vane ricerche», racconta Matteo Tonello, titolare della ditta clodiense, «abbiamo avuto il sospetto che il corpo del signor Vido fosse finito nella bara sbagliata, ma c’era un solo modo per scoprirlo, ovvero aprire tutti le casse che si trovavano nell’obitorio. Naturalmente per poterlo fare abbiamo dovuto far intervenire i carabinieri che, una volta giunti sul posto, hanno dato l’autorizzazione ad aprire le bare e grazie al bracciale che si trova legato al polso della salma che, a causa delle restrizioni Covid, è difficile da riconoscere, siamo riusciti a rintracciare il corpo di Luigi Vido che, in pratica, i responsabili dell’altra impresa e dell’obitorio avevano erroneamente messo nel feretro sbagliato, scambiandolo per quello di un altro defunto che, invece, si trovava ancora all’interno della cella frigorifera della camera mortuaria. È evidente che, in questo momento particolarmente difficile, si è trattato di un mancato controllo da parte del personale preposto che, tra l’altro, deve pure firmare un certificato di consegna».
Minuti concitati. Nel frattempo, la figlia del defunto, alla notizia che il corpo del padre non si trovava, ha avuto un mancamento e il funerale, nell’angoscia della salma che non si trovava, è stato rinviato. La stessa impresa di pompe funebri ha ristampato le epigrafi, che sono state apposte sopra a quelle già esistenti, riportando la nuova data del funerale che si svolgerà oggi, martedì 26, pomeriggio, sempre nella basilica di San Giacomo, alle 15. 30.
Di chi siano le responsabilità di quanto accaduto sarà materia di accertamento. Da parte sua Lucarda sostiene che l’errore sia stato compiuto dagli operatori dell’obitorio, che gli avrebbero consegnato la salma sbagliata, quella che lui poi ha rinchiuso nella bara. Lucarda infatti era stato incaricato da un’altra agenzia funebre di Chioggia di occuparsi della salma di un defunto, anche in questo caso di una vittima di Covid, e di chiuderla nella bara, in attesa della fissazione della data del funerale.
«Abbiamo solo portato la cassa a Lucarda», spiegano dalla Iof, «poi non sappiamo che cosa sia accaduto». Su quanto accaduto all’interno dell’obitorio le testimonianze divergono. Lucarda sostiene che siano stati gli stessi operatori a mettere la salma nella bara. «È stato uno spiacevole fraintendimento», dice Lucarda, «ma la cosa che fa più male e più ci dispiace è che sia stato rinviato il funerale. Quello che posso dire è che, come mi hanno riferito i miei dipendenti, sono stati gli operatori dell’obitorio a prelevare la salma dalla cella e a metterla nella cassa».
L’Usl invece sostiene che l’errore sia di Lucarda. «Il personale ha agito come da procedura, che dà agli operatori dell’obitorio il compito della corretta conservazione della salma. Le successive attività di vestizione e di esposizione sono invece, sempre da procedura, in carico all’impresa funebre», spiega la direzione ospedaliera, «da una prima valutazione, l’errore non è stato commesso dal nostro personale che ha correttamente messo a disposizione la salma. Pur pensando di aver agito nel rispetto delle procedure, approfondiremo ulteriormente quanto accaduto nello spirito di una corretta e costante autovalutazione. In ogni caso esprimiamo tutto il nostro dispiacere per quanto accaduto ai familiari, perché comprendiamo questo loro momento di dolore». —
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