Scalera ancora affidata ad Acqua Marcia

Il Comune rinnova le concessioni edilizie alla società che non ha finito gli alloggi, mentre il cantiere viene abbandonato
Di Enrico Tantucci

L’area della Scalera - con le case mai finite dall’Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone - è ormai da tempo in stato di completo abbandono, con gli alloggi finiti al grezzo, affidati al degrado. L’impresa Tasca - che avrebbe dovuto costruirle - che ancora presidiava il cantiere, ieri l’ha definitivamente lasciata, rimuovendo anche il ponte di collegamento con la vicina area Trevisan, che si affaccia sull’altro lato della Giudecca e iniziando a smontare le recinzioni.

Eppure il Comune di Venezia - ora con la gestione commissariale di Vittorio Zappalorto - che non è riuscito a suo tempo nemmeno a incassare la fidejussione di 4 milioni di euro prevista per l’interruzione dei lavori, ora si appresta a rinnovare le concessioni edilizie all’Acqua Marcia, in concordato preventivo, perché così l’area possa essere venduta all’asta a chi forse un giorno le finirà, a un prezzo migliore.

Di più: anche l’area Trevisan, collegata appunto alla Scalera dal ponte rimosso ieri, che doveva essere destinata all’artigianato e alla cantieristica, ora diventerebbe area edificabile, per sfruttare poi magari per una darsena turistica l’affaccio sull’acqua. Forse c’è già qualche compratore.

A denunciare l’incredibile situazione è lo stesso Aldo Tasca, titolare dell’impresa con oltre 3 milioni di crediti non onorati da Acqua Marcia per i lavori svolti e altri 400 mila euro per la sorveglianza del cantiere che da ieri si è interrotta. «Acqua Marcia ci ha diffidato dal togliere le recinzioni e il ponte - spiega Tasca - ma noi non possiamo continuare a presidiare, senza essere pagati, un’area tra l’altro fortemente inquinata per i residui di lavorazioni industriali presenti, senza controlli. Ma è incredibile che anche il Comune faccia questo «regalo» alla società che non ha mai finito i suoi alloggi, rinnovandogli le concessioni edilizie e permettendole così di vendere l’area Scalera all’asta a un prezzo raddoppiato rispetto a quello che avrebbe senza la licenza a edificare». Il Comune, che nella vicenda Scalera ha perso tutti i «treni» possibili- visto che le case si sarebbero dovute realizzare in contemporanea alla trasformazione alberghiera del Molino Stucky autorizzata da Ca’ Farsetti a Caltagirone e non sono state finite neppure dopo - potrebbe in effetti aspettare che il commissario nominato dal Tribunale per la gestione di Acqua Marcia - in crisi di liquidità - indica l’asta per cedere l’area Scalera e poi trattare con i nuovi proprietari per il rilascio delle concessioni edilizie, per avere la certezza che i lavori e gli alloggi siano finalmente conclusi.

Ma Zappalorto preferisce evidentemente «scommettere» ancora su Acqua Marcia, lasciandole gestire la vendita nelle condizioni migliori possibili. Acqua Marcia su tutta la vicenda non rilascia dichiarazioni, ma un’altra impresa dovrebbe subentrare a Tasca per assicurare almeno la sicurezza del cantieri e ci sarebbe una diffida nei confronti della vecchia impresa a rimuovere le recinzioni. Intanto, in attesa del nuovo, ipotetico compratore, il degrado regna sovrano in quello che doveva essere un intervento modello di edilizia sociale.

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia