«Sbagliato recintare la spiaggia per bloccare i venditori abusivi»
JESOLO. Spiaggia chiusa, il Comune e gli operatori non vogliono le barricate sull’arenile. Una città ancora divisa sulle misure da adottare per la sicurezza e serenità dei turisti sulla spiaggia, ogni anno invasa dai venditori abusivi che alimentano tensioni e scontri con le forze di polizia. Anche le misure repressive hanno solo attenuato il fenomeno, mentre non di rado i bagnanti sulla spiaggia si sono schierati con i venditori al momento degli scontri.
La vecchia proposta rilanciata dal presidente dell’Aja, Massimiliano Schiavon, non convince i consorzi nell’eterno scontro sulla presenza asfissiante dei venditori abusivi. Schiavon, dopo l’incontro con il questore sulla sicurezza, si è sfogato apertamente: «Non possiamo accettare di pagare per il servizio in spiaggia e vedere che i nostri ospiti non sono tutelati. Allora l’unica e sola soluzione per controllare l’arenile è quella di chiudere le spiagge. Resterebbero comunque dei tratti liberi con dei servizi garantiti, ma intanto le spiagge dei consorzi sarebbero protette e controllate a tutela dei nostri ospiti che hanno il diritto di restare sulla spiaggia senza essere sommersi dai venditori abusivi, che in queste settimane sono stati protagonisti di situazioni di estrema tensione anche con le forze di polizia preposte al controllo».
«Purtroppo», aggiunge, «ci siamo convinti che non vi sono altre strade percorribili. Ci sono dei modelli da seguire, come Grado e altri stabilimenti balneari in Italia. Dobbiamo scegliere quello che fa al caso nostro, ma con l’idea che le spiagge andranno chiuse».
Il sindaco Valerio Zoggia, pur riconoscendo la piaga che perseguita la città e la sua spiaggia, non è d’accordo con questa visione drastica. «Non è pensabile chiudere 12 chilometri di spiaggia», dice, «i controlli sarebbero complessi e richiederebbero troppo personale. Ci vorrebbero comunque degli accessi e i giornalieri finirebbero per affollare l’area della battigia. La nostra spiaggia non è conformata a simili provvedimenti. Possiamo discutere su tutto, su forme di controllo, servizi da far pagare anche ai pendolari, costi da distribuire, ma non certo erigere steccati e barriere».
Il primo esperimento di recinzione in piazza Mazzini sulla spiaggia, con un vero steccato, ha avuto un tiepido successo quando è stato adottato qualche anno fa tra le polemiche. Bisogna tornare all'amministrazione del sindaco Renato Martin per ricordare un progetto articolato di chiusura dell'arenile con un sistema simile allo skypass per poter entrare e accedere ai servizi a pagamento che fu elaborato con la Jesolo Turismo, con il presidente Alessandro Martin, creando una sollevazione popolare. Il progetto fu poi legittimato con il passare degli anni, quando il fenomeno dell’abusivismo commerciale è uscito da ogni controllo.
I consorzi, perplessi davanti alla proposta di Schiavon, tentano la mediazione. «Noi riteniamo che erigere steccati e barriere sia sbagliato», commenta il presidente della Federconsorzi, Renato Cattai, «anche come messaggio e impatto estetico. Pensiamo piuttosto a un sistema moderno di pass per accedere alla spiaggia e ai servizi, quindi a un arredo dell’arenile con punti verdi, siepi, fioriere, che possano dare l’idea di una forma di protezione e controllo degli accessi senza muri di cinta. Su questo si potrà ragionare con l’amministrazione comunale senza la necessità di chiudere i cancelli. Il modello nuovo è quello di uno stabilimento balneare attrezzato per gli ospiti che come impatto visivo impedisca agli abusivi di entrare senza essere notati e sottoposti a controlli».
Insomma si cerca una soluzione all’annoso problema.
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