Saudita in manette, incontri al setaccio

La Digos sta verificando tappe e spostamenti in Europa della 32enne bloccata domenica con due proiettili in valigia
Di Carlo Mion ; di Carlo Mion

Il viaggio in Europa di Asma Muhamad al setaccio degli investigatori della Digos, mentre il fascicolo che riguarda l’arresto della donna per detenzione di armi da guerra è passato al procuratore aggiunto antiterrorismo Adelchi D’Ippolito.

Asma Muhamad, 32 anni, lavora come manager nelle aziende del padre che si occupa in Arabia di costruzioni edili. Era arrivata in Italia per far visita al fratello che rappresenta gli interessi della famiglia nella “Panto Finestre”, di San Biagio di Callalta. Oltre a fermarsi nell’abitazione del parente e in un hotel di Treviso, la donna ha viaggiato in Europa fermandosi a Parigi. Da qui è rientrata in Italia e a Venezia si stava imbarcando alla volta di Istanbul per far rientro in Arabia Saudita. Al Marco Polo l’hanno controllata e le hanno trovato due proiettili calibro 7.62 che l’hanno portata in carcere.

Incontri in Europa. In Europa è rimasta dieci giorni. Chi ha incontrato durante il suo viaggio? Quali sono state le sue tappe? A queste domande stanno cercando di dare una risposta gli investigatori della polizia. Risposte che possono arrivare dall’analisi di tutto il materiale informatico sequestrato alla donna al momento dell’arresto domenica sera all’aeroporto. I poliziotti hanno da valutare le memorie del telefonino, di un pc e di varie schede sd.

Contraddizioni. La donna, quando viene fermata all’aeroporto dalla Polizia di frontiera, cade in diverse contraddizioni. Soprattutto quando gli agenti cercano di capire come potevano essere finiti tra i suoi abiti quei due proiettili. Contraddizioni che certo non l’aiutano nella vicenda giudiziaria.

Sono tre le versioni date dalla donna dal momento in cui è stata fermata all'aeroporto a quando, mercoledì, ha parlato davanti al giudice per le indagini preliminari Alberto Scaramuzza. La prima, ovvero che lei non sapeva assolutamente nulla di quei due proiettili. La seconda, che forse potrebbero essere del padre che in Arabia Saudita effettivamente possiede un kalashnikov (abitudine questa tutt'altro che isolata, tenuto conto poi che il padre è un uomo di spicco). La terza, quella riferita davanti al gip, che probabilmente i proiettili sono stati messi nella borsa del computer da qualcuno nel lasso di tempo che va da quando lei ha perso i bagagli all'aeroporto di Parigi a quando, il giorno dopo, le sono stati consegnati nell'hotel di Treviso dove alloggiava. Circostanza che la Digos sta verificando.

La perdita dei bagagli. Va ricordato che, quando la polizia di frontiera controlla i suoi bagagli perché il metal detector evidenzia i due proiettili, lei non riferisce di aver perso i bagagli. Infatti prima di aprirli davanti a lei sono state fatte le classiche domande. «Il bagaglio lo ha fatto lei? C’era qualcuno con lei quando lo ha fatto? Ha mai perso di vista il bagaglio? Ha smarrito il bagaglio?». La saudita conferma di avere fatto da sola il bagaglio e alle altre domande risponde di no.

Arresti domiciliari. La pm Carlotta Franceschetti aveva chiesto la convalida in carcere perché in un primo tempo era risultato che la ragazza fosse senza fissa dimora in Italia. Quindi esisteva il pericolo di fuga. Poi è stato trovato il fratello. Si trova ai domiciliari in un appartamento nella prima periferia di Treviso, messo a disposizione da una società immobiliare collegata al fratello.

Ambasciatore. Anche l'ambasciatore saudita a Roma si è interessato del caso e già ieri ha raccolto informazioni. Il procuratore aggiunto D’Ippolito ha detto: «Indagheremo a 360 gradi».

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