Sanzioni salate ai negozi senza etichette
Pancin (Aepe): «La maggior parte è in regola». Il nodo delle piccole attività etniche
VENEZIA. Attenti alle etichette sugli allergeni. La legge è entrata in vigore da 4 anni, ma ora scattano sanzioni salate per quei pubblici esercizi che ancora non si sono messi in regola con la segnalazione degli allergeni sulle etichette. Sanzioni anche per chi vende e somministra alimenti sfusi o imballati senza etichetta, e per chi non espone i cartelli degli ingredienti esposti sul bancone.
Le sanzioni sono pesanti, vanno dai 500 ai 40 mila euro e le omissioni costeranno care. «Posso dire che la stragrande maggioranza dei pubblici esercizi è in regola» spiega il direttore dell’Aepe Ernesto Pancin «Abbiamo portato avanti una campagna di sensibilizzazione notevole nell’ultimo anno, avvertendo e avvisando tutti i nostri associati di Venezia centro storico, Lido, isole e non solo. Del resto alcune normative sono davvero complicate, per questo ci siamo noi che supportiamo i pubblici esercizi. Da quello che posso vedere, in ogni caso, la maggior parte sono ormai in regola».
Pancin fa presente che da un pezzo i ristoranti rendono noti allergeni e indicazioni dei prodotti e il personale è perfettamente in grado di dare tutte le indicazioni del caso al cliente che lo richiedesse. Nonostante questo Pancin lancia un appello a chi ancora non fosse sul pezzo, a recarsi nella sede di palazzo Regina Vittoria o contattare la segreteria.
Il vicedirettore di Confesercenti, Michele Lacchin, amplia la panoramica, leggermente più complessa. «Da una parte» spiega «ci sono quegli esercizi che vendono alimenti sfusi contenuti in un contenitore preimballato di origine industriale che deve avere una etichettatura con tutte le spiegazioni del caso - origine dell’ingrediente principale, data di scadenza, la presenza di allergeni, la dichiarazione nutrizionale o le caratteristiche del prodotto e così via – e in questo caso non ci dovrebbero essere difficoltà. Poi c’è la questione del cartello unico che riguarda pasticcerie, panifichi gastronomie, dove a fianco al prodotto venduto che può essere una brioche o un tramezzino, deve esserci la spiegazione arricchita con gli allergeni. Chi già la utilizza deve integrarla con gli allergeni, chi non è in regola deve provvedere».
Prosegue: «Le sanzioni c’erano già, adesso sono maggiori. Inoltre ricordiamo che esiste anche la diffida, sempre se il caso lo consente, e dunque è possibile anche sanare l’irregolarità in tempo una volta segnalati».
«In conclusione» sottolinea «si tratta di aggiornare gli strumenti già in campo, il problema nasce per chi non lo ha mai fatto».
In questo caso, nell’occhio del ciclone potrebbero finire i pubblici esercizi stranieri, che importano alimenti che non sono in regola con la normativa europea e di difficile tracciatura, come i market bengalesi, indiani o simili, ma anche chi vende prodotti orientali. «Qui la situazione si complica, perché tradurre alcune etichettature è difficile, parlo di piccoli esercizi e attività gestite da extracomunitari, che potrebbero incappare più di altre in sanzioni proprio per questa difficoltà».
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