Sanzioni alla Russia: alla SuperJet 144 dipendenti pronti alla mobilitazione

Stipendi congelati, conti inaccessibili e personale senza garanzie: azienda in Tribunale per una procedura d’urgenza di sblocco

Francesco Furlan

VENEZIA. Se il prossimo 27 aprile non arriverà lo stipendio, come è sempre più probabile, i 144 lavoratori della Superjet preparano iniziative di protesta.

Probabilmente proprio davanti alle filiali degli istituti di credito di Banca Intesa e Credito Cooperativo della Marca che, applicando le sanzioni decise dall’Unione Europea alla Russia per l’invasione dell’Ucraina, hanno congelato i conti dell’azienda di diritto italiano detenuta al 10% da Leonardo e al restante 90% dalla società russa Irkut.

E congelando i conti hanno bloccato anche il pagamento degli stipendi ai lavoratori. Nel frattempo a Tessera le attività sono al minimo.

La società va in tribunale

Proprio per sbloccare i conti bancari, nelle prossime ore – oggi o domani – i vertici di Superjet che negli ultimi giorni si sono confrontati con la staff legale si rivolgeranno al tribunale di Venezia chiedendo la tutela d’urgenza prevista dall’ex articolo 700 del codice di procedura civile. Una misura che, nelle intenzioni dell’azienda guidata dal presidente Nazario Cauceglia, dovrebbe portare i due istituti di credito a sbloccare i conti almeno per il pagamento dei 144 dipendenti.

A questo punto, per l’azienda, una strada obbligata. La risposta del tribunale non sarà comunque immediata, ci vorranno dei giorni. L’altro fronte su cui si sta muovendo l’azienda, dopo che il governo ha fatto sapere sostanzialmente di avere le mani legate, è il Comitato per la sicurezza finanziaria, già interpellato anche nelle scorse settimane. Si tratta dell’Autorità italiana, incardinata al ministero per l’Economia e la finanza, competente per l’attuazione del congelamento delle risorse economiche detenute da nominativi inclusi nelle liste di individui ed entità disposte dalla legislazione sanzionatoria dell’Ue.

Il caso dell’aereo fermo

Tra l’altro, ad aggravare la situazione finanziaria, c’è il fatto che l’azienda ha un aereo pronto da consegnare, ma non può farlo. E, come previsto dalle norme doganali, tenendo l’aereo fermo per più di 30 giorni si troverà a dover pagare l’Iva, stimata in circa 4 milioni di euro.

Il presidente di Superjet l’ha ribadito anche l’altro giorno, dopo l’incontro romano con il sottosegretario Freni: «Stiamo subendo un ingiustificato aggravio dei costi fiscali e doganali».

I lavoratori

I lavoratori, nel frattempo, sono in contratto di solidarietà. «Da tempo ribadiamo che la guerra è contro il lavoro e i lavoratori, e la situazione di Superjet a Tessera è la plastica cartolina di come la stessa incide non sulle oligarchie ma sulla società civile»: a intervenire è Claudio Gonzato, coordinatore nazionale aerospazio per la Fiom-Cgil.

La crisi economica, ricorda Gonzato, è stata «tamponata con l’utilizzo per 4 mesi degli ammortizzatori sociali attraverso un accordo sindacale». Ma ora, aggiunge il sindacalista della Cgil, «con il blocco dei conti bancari c’è il serio rischio che l’azienda porti i libri in Tribunale». Uno spiraglio potrebbe aprirsi con il decreto ristori, che potrebbe portare una boccata d’ossigeno all’azienda.

Il nuovo decreto

«Nel nuovo decreto, atteso per la settimana prossima, per far fronte al caro energia sono previsti ristori per le aziende che, come Superjet, sono state più duramente colpite dagli effetti delle sanzioni applicate alla Russia. Il decreto, al quale sta lavorando in queste ore la Presidenza del Consiglio, avrà una dotazione complessiva di 4/5 miliardi», fa sapere il deputato del Pd, Nicola Pellicani, che in questi giorni sta seguendo la partita Superjet.

«Certo non basterà, ma è una strada da percorrere», aggiunge il deputato Pellicani, «ma non è accettabile che siano i lavoratori a pagare le conseguenze delle sanzioni. Ho ribadito anche al ministro Giorgetti nel corso di un incontro informale l’urgenza di un intervento del governo».

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