Sant’Elena, sì agli alcolici prima delle partite di calcio
VENEZIA. Un po’ di alcol si può vendere nei bar di Sant’Elena e dentro lo stadio Penzo, anche prima, durante e subito dopo le partite di calcio: basta si tratti di bevande che non superino i 5 gradi di volume. Birre leggere, per intendersi.
È questo il senso della disposizione, con la quale la Direzione servizi al cittadino del Comune ha modificato l’ordinanza 146 del lontano 2003, che vietava in assoluto - nell’area di Sant’Elena - la vendita di bevande alcoliche e superalcoliche in coincidenza con le partite di calcio, «nei locali pubblici, negli esercizi di vendita al minuto e su aree pubbliche ricadenti nell’area di Sant’Elena». Una disposizione che complicava non poco la vita agli esercizi pubblici della zona e che, d’altra parte, si è sempre scontrata con l’evidente controsenso di una vendita invece sempre legittima appena “di là del ponte”.
Comunque, i tempi sono cambiati e lo sono i tifosi, nonostante le intemperanze di gruppi ultrà: come dimostrano le recenti aggressioni di tifosi avversari avvenuti prima della partita Venezia-Parma, che vedono indagati una decina di tifosi veneziani. Tant’è, prima di questi episodi violenti, a novembre la Questura di Venezia ha diramato una nota, con la quale sottolineava come «in considerazione dell’andamento dell’ordine pubblico delle partite dell’ultima stagione calcistica, che non hanno destato problematiche che siano verosimilmente da attribuirsi all’abuso di sostanze alcoliche», si autorizza «la somministrazione di bevande alcoliche di gradazione massima fino a 5 gradi di volume, all’interno dello stadio e nelle sue adiacenze, in occasione dello svolgimento degli incontri calcistici». Un’autorizzazione che il Comune ha trasformato in atto concreto, emendando la vecchia ordinanza, con una disposizione che rende la vita meno complicata ai pochi bar della zona, ma soprattutto apre un mercato interno al piccolo “baretto” dello stadio Penzo.
«L’assurdità intrinseca a tutte le limitazioni che si sono susseguite negli anni all’attività dei pubblici esercizi, in varie parti della città, come nel passato anche a Santa Margherita», commenta Ernesto Pancin, direttore dell’Aepe, «è che è proibita la vendita di bottiglie di liquori in locali che devono già rispettare molte norme - come il divieto di dare da bere a chi risulta già “alticcio” - mentre chiunque può andare in un supermercato e comprarsi una bottiglia di gin e scolarsela, spendendo come due bicchieri di vino al banco. Bisogna evitare che la gente si rifornisca facilmente di alcol in qualsiasi negozio: vengono posti limiti a bar e ristoranti, che alla fine sono i luoghi più sicuri perché devono rispettare le regole del Tulps o rischiano la licenza».
Roberta De Rossi
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