Sant’Elena, la città dove ancora esistono mercerie e salumeria

VENEZIA. Sant'Elena per molti versi è un'isola felice. Appena 1.858 abitanti, poco più di un centinaio sono stranieri, microcriminalità pressoché inesistente e tanta voglia di aiutare il prossimo la caratterizzano in positivo. Nonostante la grande fuga da Venezia abbia colpito anche la parte più a est della città, dopo la lunga sequenza di chiusure di negozi qualcosa si è mosso, e talvolta non sono neppure stati abitanti del posto a scegliere di vivere e lavorare sull'isola per migliorare la loro qualità di vita e quella degli altri.
Registrati in Comune ci sono 1.858 abitanti, in maggioranza donne (1.008), suddivisi in 936 famiglie italiane e 61 di nazionalità straniera. Romene (10), moldave (8), tedesche e ucraine (5) o cinesi (3) quelle più presenti ma non mancano coreani, statunitensi, eritrei o brasiliani. Un mix di culture che va d'accordo, spesso si aiuta, in un luogo dove la presenza puntuale dei militari della locale stazione dei carabinieri garantisce l'assenza di microcriminalità e di fastidiosi episodi di razzismo.
Alcuni decenni fa erano una quarantina le botteghe aperte a Sant'Elena. Con il passare degli anni tante hanno chiuso. Ora ci sono una farmacia, le poste, la pizzeria, due bar, una trattoria, l'edicola, ma anche il panificio, la salumeria, la macelleria, il negozio di merceria e detersivi, la tabaccheria e il fruttivendolo. La genovese Paola Di Lorenza ha rilevato da poco la storiaca osteria da Pampo e dice: «E' stata una scommessa. La mia famiglia per molti versi è legata a Venezia e ci abbiamo voluto provare. Il lavoro non manca tra gli ospiti del vicino albergo e quelli delle darsene, ma anche i residenti si fanno avanti, e per questa nostra scelta di vita ci divertiamo anche a far scoprire le ricette della tradizione ligure come le trofie al pesto o la cima». Chiara Tommasi, invece, parla della sua merceria: «Ero andata ad abitare a Mestre, poi sono tornata a Venezia, e ho fatto questa scommessa a Sant'Elena. Un negozio così mancava, faccio anche consegne a domicilio se serve, ma sono felice e c'è un buon riscontro». Felice lei, ma pure Ferdinando De Laurentis, napoletano doc, che in febbraio ha aperto una rivendita di pane, mentre il fratello Vincenzo gestisce il bar poco distante. «Si sta bene, c'è soddisfazione a lavorare. Quando sono magari triste vengo in negozio e passa tutto. Non solo Pane mi dà gioia». Ma qualche magagna ce l'ha pure Sant'Elena. In tanti sottolineano la necessità di manutenzione diffusa lungo le calli, dove spesso tra i masegni si aprono fessure pericolose che possono causare cadute. Stesso discorso che vale per la passeggiata sul lungo laguna, dove la pioggia causa allagamenti continui. E poi c'è l'annoso problema delle rive erose dal moto ondoso, con pezzi che finiscono in laguna specie vicino agli approdi. «I trasporti funzionano, il parco è tenuto bene e tanti possono usufruire del polmone verde più grande di Venezia», commenta Alessandro Donaggio, uno dei residenti. «Qualcosa servirebbe però per la rete fognaria, soprattutto la zona di calle Podgora e calle Sabotino, spesso è avvolta da una puzza molto fastidiosa. Però anche i bagni del parco sono chiusi da quattro anni perché nessuno li gestisce e gli sportivi, come i bambini, non mancano di certo. Infine si dovrebbe fare qualcosa per i quattro campi sportivi da calcio, pallacanestro, pallavolo e pattinaggio. Dalle 17 alle 22 ogni giorno le luci rimangono accese anche senza fruitori. Perché non mettere allora un sistema, magari con il pagamento simbolico di un euro, che accenda le luci un paio d'ore per volta e solo dove serve? Altrimenti è uno spreco continuo».
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