Sangue, le donazioni non bastano più

Bilancio all’assemblea per i 50 anni dell’Avis Veneto: per la prima volta nel Veneziano non c’è stata l’autosufficienza  
Monselice, 29 Nov 2014 .Ultima donazione di sangue al centro raccolta all'ospedale di Monselice. Nella foto: .....la soddisfazione di aver donato....Ph. Zangirolami
Monselice, 29 Nov 2014 .Ultima donazione di sangue al centro raccolta all'ospedale di Monselice. Nella foto: .....la soddisfazione di aver donato....Ph. Zangirolami

VENEZIA. Calano, in modo lento ma costante, le donazioni di sangue che scendono a circa 50 mila l’anno. Tanto che per il 2017 la provincia di Venezia non è stata in grado di soddisfare la richiesta di trasfusioni con le proprie forze e ha dovuto chiedere aiuto alle altre province venete. L’allarme arriva dai responsabili regionali dell’Avis Veneto, riunitisi ieri alla scuola grande di San Teodoro in occasione del 50esimo anniversario dei volontari del sangue.

I campioni di rugby donano sangue
I campioni di rugby del Lafert San Donà durante la donazione

Due le cause principali di una decrescita che, in prospettiva, preoccupa l’Avis: l’età media sempre più alta dei soci iscritti e la continuità delle nuove generazioni. In sostanza, gli anziani sono abituati a donare il sangue anche svariate volte in un anno. D’altro canto, non sono rimpiazzati da giovani altrettanto solerti, che il più delle volte si rivolgono ai centri Avis non più di una volta ogni dodici mesi.

Nonostante le criticità, i numeri regionali dell’Avis raccontano un andamento positivo. Ogni anno sono circa 220 mila le donazioni di sangue, con una media di 600 giornaliere (terza regione in Italia, dopo Piemonte e Lombardia). Anche gli iscritti sono in linea con le altre regioni: il Veneto, con le sue sette province, raccoglie 132 mila soci (secondo soltanto all’Emilia Romagna con 146 mila iscritti). «I primi 50 anni sono un risultato importante», dichiara il direttore regionale Giorgio Brunello, «adesso si guarda avanti ai prossimi cinquanta, cercando di risolvere gli aspetti critici».

Numeri di rilievo anche nella provincia di Venezia, che conta circa 32 mila iscritti (5600 solo a Mestre) e circa 50 mila donazioni l’anno (in calo rispetto alle 55 mila di tre anni fa). Per quanto riguarda Venezia (città insulare), l’Avis conta 2500 donatori, il 35% composto da donne. In linea con l’andamento generale, l’età media è avanzata e, secondo Sandro Cicogna (presidente Avis comunale di Venezia), lo sforzo dell’associazione è rivolto a sensibilizzare le nuove generazioni. Grazie a campagne pubblicitarie e incontri negli istituti superiori, nel 2017 a Venezia ci sono stati 360 nuovi donatori di cui 150 dai 18 ai 24 anni. L’Avis ha anche messo a disposizione degli studenti 16 borse di studio da 500 euro, destinate ai soci con votazioni eccellenti durante l’anno scolastico. «La generosità non ci è mai mancata e le nuove leve ci sono», commenta Cicogna, «adesso bisogna lavorare sulla continuità delle donazioni».

Emergenza sangue, arrivano i rugbisti


Come? Riscoprendo il valore della comunità. E per farlo, continua il presidente dei donatori veneziani, c’è la necessità di riscoprire l’importanza dei centri di aggregazione «per combattere le sacche di solitudine che fanno venire meno il gioco di squadra». Tra le richieste, anche l’ammodernamento del centro trasfusionale dell’ospedale Civile. «Il direttore Dal Ben si è sempre mostrato disponibile», conclude Cicogna, «ci auguriamo che i problemi si possano risolvere prima della fine del suo mandato».

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