Sandro, la pesca e il mare i segreti del mestiere antico

È tra gli ultimi a San Pietro di Castello che tutti i giorni esce con la barca e le reti «È dura, vorresti mollare, ma poi resisti. Una notte ho pescato quattro quintali»

VENEZIA. «Ci sono a Venezia tre luoghi magici e nascosti», racconta Corto Maltese (Favola di Venezia) sostenendo che, quando i veneziani sono stanchi, si recano in questi tre luoghi segreti, aprono le porte che stanno nel fondo di quelle corti e se ne vanno in posti bellissimi e in altre storie.



Oltre i tre, ce ne sono altri. Corto lo ha taciuto, forse per discrezione. Chi li cerca, a volte li trova. Uno è a San Pietro di Castello. Sandro Nardo, il proprietario, neanche lo sa. Di professione è pescatore. Uno degli ultimi ancora in attività nel sestiere. È seduto in mezzo alla calle, nella parte in ombra, a ripassare le reti, con la lingueta tra le labbra e le mani indaffarate. Sul muro, la gabbietta dei canarini. Davanti, il portone della Caverna. Chi entra, viene inghiottito dallo stupore e dal mistero.



«Ero bambino e, pensando a me stesso da grande, mi immaginavo ricco. Peccato che nessuno sia mai diventato ricco come pescatore. Mi sembra. La notte più generosa? Quella in cui ho pescato quattro quintali di branzini e orate. Tanto tempo fa. Una calata di reti che pareggiava giorni meno generosi. Ho raccolto la samba e sono tornato al solito tran tran. Che cosa è la samba? Il denaro. Quello che chiedi a voce bassa e labbra strette al compratore, all’asta del mercato ittico. Lui propone 3. Tu gli mormori “Dai, dame un po’ più de samba...”.

Mia moglie mi ha sposato sapendo che partito sceglieva. Mi conosceva già prima, quando ero ragazzo e lavoravo in una termoidraulica. Ma quando la cosa è diventata seria, ero pescatore. Ogni tanto, sembravamo il lui e la lei di quella canzone... la conosci? Fame un piazer, cambia mestier. No, son nato a Venessia, e via dicendo... Da ragazzo andavo in mare con una sanpierota. Vela al terzo, fondo piatto, motore ausiliario sei cavalli. Quante volte ci ho preso il mare formato. E ho continuato a prenderlo, il mare. Quando è davvero duro e picchia, rimpiangi di essere uscito. E pensi: se riesco a rientrare... poi esci di nuovo. Diventa una sfida: tu ed il mare. Ed il cane che ti cerca. La vedi quella cagnetta? Conosci la storia di Argo? Il cane di Ulisse? Beh, sono stato in ospedale per qualche tempo. Ogni giorno veniva al pontile e mi aspettava fino a sera. L’andavano a prendere, la portavano a casa ma la mattina le aprivano la porta e lei si fiondava di nuovo fino al pontile... Mi avrebbe riconosciuto qualunque fosse stato l’aspetto sotto il quale mi fossi presentato. Mi piace il mare dopo che fa scuro, quando è una cupola nera fitta di stelle. Una notte (navigavo di fronte a Jesolo) l’ha attraversata una stella cadente. Così luminosa che per giorni si è parlato di un ufo. Niente ufo, ma il bagliore è stato così forte da stupire. La Caverna? È stato Cesare, mio padre, a iniziare a raccogliere cose. Se fai qualche foto, fammele avere, per favore. Bianco e nero: sono quelle che amo di più».

Aveva ragione Corto: porti bellissimi, e si va in altre storie.

Se cercate Sandro, ecco due indizi: la barca si chiama El Leon; la barba a tratti è bianca.

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