Sandolo della Canottieri Querini speronato a Murano da una barca di Alilaguna

Eugenio Pendolini

MURANO. Si è concluso tutto con un grande spavento l’incidente che ha coinvolto ieri a Murano un sandolo e un’imbarcazione all’altezza della fermata Museo. Ma il fatto accende nuovamente i riflettori sulla sicurezza della navigazione e soprattutto sui rischi a cui sono esposte le piccole imbarcazioni tradizionali a remo.

L’episodio è capitato domenica mattina intorno alle 11. Coinvolti Sabina Carboni, che in quei frangenti si trovava a prua, e Massimo Vianello, a poppa. Entrambi sono soci della Canottieri Querini di Venezia. «Stavamo arrivando dal canale di San Donato, avevamo già fatto la curva verso il ponte Longo, l’acqua stava crescendo», raccontano i due, «a quel punto un’imbarcazione di Alilaguna è arrivata dalla fermata Faro di Murano. Ci siamo portati sulla nostra destra ma ci ha tagliato la strada, superandoci. A quel punto ha fatto marcia indietro per attraccare all’imbarcadero di Museo ma ci è venuto addosso con la sua poppa, colpendo la parte centrale della nostra imbarcazione».

Fortunatamente tutto si è concluso senza gravi conseguenze, solo qualche lieve ammaccatura per Sabina Carboni, caduta in seguito all’urto dentro l’imbarcazione che a sua volta ha subìto qualche danno leggero.

«Abbiamo chiesto spiegazioni, il comandante si è scusato e ci ha detto di aver visto arrivare un taxi ma non la nostra barca», raccontano i due.

L’episodio riporta però l’attenzione sui rischi per chi si trova sulle imbarcazioni a remi in laguna. Solo pochi giorni fa, proteste erano arrivate dai residenti della Giudecca a causa del moto ondoso selvaggio provocato lungo il Canale da barche e motoscafi a tutta velocità. Vogare a bordo di piccole imbarcazioni in quel tratto di laguna è diventata un’impresa, con il rischio perenne di cadere. 

Un anno fa, il 21 agosto, un altro battello di Alilaguna, sempre in retromarcia, aveva speronato durante una regata il gondolino bianco con Leonardo Ghigi e Mauro Ceciliati.

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