San Zulian, la chiesa dove i cani sono di casa

Ieri la benedizione agli animali domestici. Don D’Antiga: «Sono i benvenuti, ci aiutano a vivere meglio»
VENEZIA. Ogni mattina, prima di iniziare la giornata, Martino esce di casa e punta in direzione della chiesa di San Zulian. Varca l’ingresso e si calma, anche solo per un quarto d’ora. La messa domenicale, poi, è un appuntamento fisso. Anche Peggy, ormai, si è abituata da qualche anno a questa parte a venire nella chiesa a due passi da San Marco, sempre il 17 gennaio. Agatha, invece, ci va quando può: dipende dagli impegni di lavoro. Sono le storie di tre cani, accompagnati dai loro padroni (Mario, Martina e Giovanna) che ieri alle 10.30 si sono dati appuntamento nella chiesa di San Zulian insieme a una dozzina di altri amici a quattro zampe. Dopo una breve messa celebrata da don Massimiliano D’Antiga (48 anni, parroco di san Salvador e di San Zulian), uno a uno gli animali hanno ricevuto una benedizione personale,
ad canem
. «I nostri animali di compagnia diventano angeli custodi per le persone che li accudiscono», ha spiegato il prete durante l’omelia. Silenzio nella navata centrale, qua e là qualche abbaio, ma tutto sommato i cani sonoa loro agio tra i banchi di chiesa. Il 17 gennaio si celebra infatti sant’Antonio Abate, fondatore del monachesimo cristiano e primo degli abati. Oltre a essere patrono di macellai, salumai e degli esorcisti, Antonio è anche il protettore degli animali domestici poiché in loro, secondo le sacre scritture, trovò conforto nella sua lotta contro il maligno. «Il senso di questa benedizione» ha continuato don Massimiliano. «Sta nel chiedere perdono per le volte in cui trattiamo male i nostri animali. E nella speranza di diventare sensibili alle richieste dei nostri compagni e di tradurle in aiuto concrete». Conclusa l’omelia, arriva il momento solenne. I cani – ce ne sono di ogni razza, taglia ed età (jack russell, carlini, golden retriver e incroci di vario tipo) – si mettono a semicerchio intorno all’altare. L’aspersorio sancisce la benedizione e poi tutti fuori, in un groviglio di code scodinzolanti e guinzagli. «È vero» confida Mario, con il suo Martino in braccio. «Ogni mattina il mio cane si incaponisce per venire in chiesa, anche per pochi minuti. Non c’è verso. Appena entrati, si calma». Un miracolo, verrebbe da dire. In realtà, ecco la spiegazione: «Si è abituato e poi qui dentro è riparato dal baccano di persone che c’è per strada». Del resto, a San Zulian gli animali sono di casa: un’opportunità per quelle persone che non li possono lasciare a casa per non disturbare il vicinato. La domenica i padroni con i loro fedeli amici si posizionano lungo il perimetro della navata, senza arrecare alcun disturbo. Negli anni qualche protesta è arrivata: «Soprattutto da stranieri. In ogni caso» conclude don Massimiliano, «ognuno è libero di fare le sue scelte, e a San Zulian gli animali sono i benvenuti».


Eugenio Pendolini


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