San Stino, 14enne scomparsa da 8 giorni
SAN STINO. Una ragazzina di 14 anni di origini marocchine, Ibtissame Imougni, studentessa in un istituto superiore di San Donà di Piave, è scomparsa da casa dal 26 dicembre scorso. Lo conferma la Procura di Pordenone, nel cui territorio sono state estese le ricerche. C’è molta apprensione nella sua famiglia che abita nella frazione di Corbolone.
Tra i familiari c’è l’attuale compagno della mamma, che è separata, un uomo di Porcia che è stato dirigente di calcio nella società del Fontanafredda. «Al momento», dice «è opportuno non fare appelli o divulgare la fotografia della giovane. Si sa come sono fatti i ragazzi di oggi, soprattutto gli adolescenti. Per cui non ci sbilanciamo. Non crediamo tuttavia alla fuga per amore».
Ricerche sono in corso da parte dei carabinieri della stazione di San Stino che hanno provveduto a informare anche altri comandi, fornendo generalità e fotografia della 14enne scomparsa. Dati che, per volontà dei familiari, non sono stati diffusi. Lo scopo è quello di non far cadere la ragazza nel panico e di lasciarla tranquilla; in modo tale si renda conto che, dopo molti giorni, è forse tornato il momento di rientrare a casa. I militari dell’Arma hanno già trovato tracce importanti. La ragazza è viva e potrebbe godere di alcuni appoggi. Il suo cellulare è stato agganciato due volte: la prima in provincia di Vicenza e la seconda in Lombardia. Ne ha data conferma un familiare. Ignoti i motivi che hanno portato alla fuga. Si esclude in modo tassativo, anche da parte degli investigatori una fuga legata in qualche modo all’estremismo islamico.
Non è la prima volta che la ragazza fugge di casa. Nel marzo 2014 infatti, a 12 anni appena compiuti, la ragazzina si era allontanata da casa dopo un litigio con la madre.
La donna si era presentata di notte, con il cuore in gola, alla caserma di San Stino, per denunciare la scomparsa della figlia dopo un’accesa discussione. La 14enne non sarebbe fuggita oggi per un amore adolescenziale. Ha un carattere particolare ma pare che i motivi della fuga siano altri. Se il suo apparecchio telefonico è stato agganciato almeno un paio di volte significa che ha la disponibilità di un caricabatterie oppure di una presa elettrica da qualche conoscente.
Parallelamente a quelle dei carabinieri continuano anche le “indagini” della famiglia. Che non ha voluto lanciare appelli, credendo alla soluzione immediata e “tra le mura domestiche” della vicenda.
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