San Secondo, un altro hotel in laguna di Venezia: isola all’asta con veleni

Assegnata ieri dal Demanio alla società sarda New Fari srl, che ne farà un albergo. Ma le imprese escluse gridano allo scandalo: «Faremo ricorso al Quirinale»

VENEZIA. L’isola di San Secondo è stata assegnata alla società New Fari srl di Cagliari, ma la società Belpaese srls farà ricorso per «le macroscopiche irregolarità», mentre la veneziana Tev (Tecnologie Ecologiche Venezia), che aveva un punto in più rispetto a New Fari srl per la qualità del progetto, sta decidendo il da farsi.

«Non è escluso che faremo anche un esposto al Presidente della Repubblica» afferma l’ingegnere Urbano Francesco della Belpaese «il demanio ha aperto le buste dell’offerta economica e si è rifiutata di comunicarla ai presenti. Mai visto una cosa del genere». Ieri alle 15 il Demanio ha aperto le buste e ha letto il nome di chi si è aggiudicato l’isola vicino al Ponte della Libertà. La New Fari srl, che ha già in concessione dal demanio il Faro della Guardia a Ponza e il Faro Spartivento in Sardegna, è risultata la migliore per la qualità dell’offerta economica.

A differenza della veneziana che voleva farci una piscina pubblica e un ponte sull’acqua per ciclisti, la New Fari srl farà un albergo. Il Demanio ha infatti comunicato che il progetto della società sarda sta nel «recupero dell’isola in chiave turistico culturale con la riconversione dell’edificio esistente in una guest house per eventi e ristorazione e la riqualificazione del parco circostante in uno spazio destinato a eventi culturali e attività sportive».

Per quanto riguarda gli altri immobili veneziani, la batteria Marco Polo e la caserma della Guardia di finanza agli Alberoni, le offerte saranno analizzate nelle prossime settimane e aggiudicate entro l’estate. Intanto però la Belpaese è sul piede di guerra. Il ricorso al Tar potrebbe avere tre risultati: il primo è dire che la gara è stata svolta correttamente, il secondo che è illegittima e quindi che va annullata e il terzo che dia ragione a chi ha fatto ricorso che a quel punto potrebbe chiedere i danni.

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Il motivo scatenante, non digerito dalla Belpaese e dalla Tev, è che, durante l’apertura delle buste con la somma che le società avrebbero investito sull’isola, il demanio avrebbe dovuto pronunciare ad alta voce la cifra. «Questo non è stato fatto» raccontano la Tev e la Belpaese «Nel bando c’è scritto che, quando si apre la busta sigillata, il demanio debba dire il valore economico offerto dai partecipanti. Questo perché se non lo fa, potrebbero sorgere dei dubbi che ci siano degli accordi. Insomma, ogni concorrente deve sapere quanto sta puntando l’altro. Quel giorno lo abbiamo chiesto, ma ci è stato detto due settimane dopo». Il secondo motivo che spingerebbe la società a fare ricorso è che l’offerta economica del vincitore è stata fatta utilizzando un metodo «ammesso nel bando, ma discutibile nel merito». In pratica l’offerta di New Fari srl consiste nel dare un canone basso per i primi 40 anni e poi un canone altissimo per gli ultimi dieci.

«E poi», spiegano «la società potrebbe ritirarsi e lasciare il bene allo Stato, senza incorrere in multe». La società veneziana è stata esclusa perché ha presentato un business plan dei primi 15 anni, mentre era richiesto per i 50: «Potevamo integrare, ma ci hanno detto di no».

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