San Michele, piante e arbusti sulle tombe

Alcune aree del Cimitero monumentale in stato di abbandono. Erbacce e corti come prati anche in centro storico
Di Nadia De Lazzari

Il degrado e il decoro, questi sconosciuti in città. Le cause sono numerose: l’onda turistica, l’elevata temperatura, la diffusa ineducazione. Ora sul banco degli imputati viene posta anche la vegetazione. In centro storico la troviamo ovunque, da Piazzale Roma fino a Sant’Elena passando per tutti i sestieri. È in bellavista nei giardini pubblici e nascosta negli angoli privati. Talvolta viene potata con regolarità, talvolta invece questo non avviene.

Nel cimitero monumentale dell’Isola di San Michele la vegetazione cresce a dismisura. Ed è sotto gli occhi di tutti. Da alcune tombe del recinto secondo spuntano radici, tronchi, arbusti, alberi di notevoli dimensioni. Sono cipressi, pitosfori, siepi sempreverdi. Erano piccole piante, nel tempo sono diventate alte. I veneziani si lamentano. Quella folta vegetazione impedisce di raggiungere la tomba dei loro defunti per mettere un fiore e recitare una preghiera. Una coppia con un mazzo di fiori tra le mani si sofferma ad osservare la folta flora: «È una vergogna, un’esagerazione. Le piante hanno sbrecciato le lapidi, frammentato i marmi. Dovrebbero regolarle. Non possiamo raggiungere i nostri defunti. Così ci viene negato il diritto di poter mettere un fiore anche se i nostri cari sono comunque vivi in noi. In cimitero si porta un fiore non una pianta. Perché Veritas non interviene? Esiste un regolamento?». Nel recinto primo, campo P, le proteste dei veneziani continuano: «Qui cresce la gramigna, la pianta è infestante. Il groviglio di erbacce ha già coperto numerose tombe. Ci vuole rispetto per questo luogo. Da qui si capisce a che punto è arrivata la nostra civiltà».

La folta vegetazione si trova anche in altri punti del centro storico. La corte del Tiozzi, a pochi passi dalla Galleria internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, sestiere di Santa Croce, si presenta come un prato verde incolto. Vi si scorge una macchia rossa. E’ il sistema di protezione antincendio. Ancora. Alcuni ponti sembrano davanzali dai quali pendono lunghe erbacce. Le loro radici sono aggrovigliate dentro la pietra d’Istria. Il manufatto è il ponte dei Morti vicino alla chiesa di San Cassiano. Un altro è il ponte Storto nel sestiere di San Polo. L’indignazione dei veneziani è alle stelle. Una signora nel superarlo esclama: «È proprio desolante vedere l’abbandono di questa città. Siamo nel cuore del centro storico. Il verde dovrebbe essere curato, seguito, tagliato con regolarità. Qui vicino c’è Rialto, il mercato». E la scuola materna gestita dalle Suore Salesie. Tra pochi giorni centinaia di bimbi la frequenteranno accompagnati dai genitori. Un anziano replica: «È un’indecenza. Di recente ho visto anche il campo Sant’Agostin con tante erbacce. Paghiamo le tasse per avere una città così? Voglio una città pulita, bella. Dove sono Comue e Veritas?».

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