San Michele in Isola l’Umanesimo in stile camaldolese

VENEZIA. Manoscritti preziosi. Codici e incunaboli, pergamene. Ma anche medaglie, oggetti sacri, incisioni. E un cenobio di alto livello, uno dei centri più importanti dell'Umanesimo in Europa. Questo è stata per secoli l'isola di San Michele, tra i più importanti conventi camaldolesi in Italia. Ordine monastico fondato da San Romualdo come costola dei Benedettini, i camaldolesi arrivano in laguna nel XIII secolo . Si insediano nel 1212 a San Michele di Murano, isola che sarà riunita molti secoli più tardi con la vicina isoletta di San Cristoforo a formare l'attuale cimitero monumentale. Nel 1243 il vescovo di Torcello assegna ai monaci il possesso dell'isola di San Mattia a Murano, novant'anni più tardi un altro convento alla Giudecca. I conventi camaldolesi si moltiplicano. E diventano un vero centro di cultura umanistica, punto di riferimento per tutta l'Europa.
Per ricostruire le testimonianze di ottocento anni di storia camaldolese in laguna è stata allestita al museo Correr da Comune e Fondazione Musei la mostra “San Michele in Isola, isola della conoscenza”. Rassegna che riporta alla luce preziose testimonianze e documenti dei monaci. Una biblioteca sterminata, voluta alla metà del Quattrocento dall'abate Paolo Venier e Ambrogio Traversari. Codici decorati dai migliori miniatori dell'epoca, tra cui Cristoforo Cortese e Belbello da Pavia. Nel 1810, quando il monastero venne soppresso da Napoleone, si contavano al suo interno oltre 17 mila volumi. Ricchezza andata in parte dispersa e trasferita nella biblioteca dei frati di San Francesco della Vigna.
Nell'antichità erano quattro i monasteri lagunari dei frati provenienti dall'eremo di Camaldoli. Insieme a San Michele in Isola, San Mattia a Murano, San Giovanni Battista alla Giudecca _ oggi caserma Mocenigo _ e infine l'isola di San Clemente. San Mattia e San Giovanni sono andati completamente distrutti, San Clemente, come ricorda uno dei curatori del catalogo, il direttore di palazzo Ducale Camillo Tonini, ebbe una storia travagliata. Spogliata la chiesa, venne trasformato in Ospedale psichiatrico, oggi in albergo di lusso.
A San Michele i frati non ci sono più, se ne sono andati dopo 800 anni di permanenza. In una di queste celle viveva e studiava anche il celebre fra' Mauro, autore del grande mappamondo custodito alla Biblioteca Marciana dove per la prima volta nella terra “tonda“ del XV secolo compare anche il Tibet. Con lui altri meno noti ma preziosissimi monaci che avevano dato vita a un grande cenacolo culturale. E a uno dei più rinomati centri europei per la produzione di codici liturgici in pergamena. Un patrimonio immenso, in parte andato disperso dopo la soppressione dei conventi voluta da Napoleone. Che adesso Comune e Fondazione musei provano a rimettere insieme. Nei depositi del museo Correr ci sono centinaia di pezzi preziosi che provengono dai conventi camaldolesi e dai depositi comunali. Quadri, portelle d'organo e carte geografiche, nel 1834 acquisiti dal Demanio comunale.
In mostra al Correr anche stampe e illustrazioni che testimoniano dell'evoluzione di San Michele in questi otto secoli. La pianta “a volo d'uccello” di Jacopo de' Barbari del Cinquecento, i disegni dell'abate Vincenzo Coronelli due secoli dopo.
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