San Marco, Missiaglia cede l’attività
I loro gioielli unici e artigianali sono finiti perfino sulle tavole di Buckingham Palace e della regina di Inghilterra. Hanno attirato per quasi due secoli l’interesse del jet-set internazionale, di ricchi stranieri, attori e cantanti. Un marchio famoso nel mondo, quello dei gioiellieri veneziani Missiaglia. E adesso la gioielleria più antica di Venezia chiude i battenti. E cede l’attività alla catena di gioiellerie Damiani. Si cambia, dopo quasi duecento anni.
Una firma e un simbolo che scompaiono. Missiaglia è infatti una bottega «storica», aperta nel 1846 nella sua sede attuale delle Procuratìe Vecchie, tra gli storici Caffè Lavena e Quadri, da Angelo Missiaglia, poi rimasta di proprietà della famiglia per sei generazioni.
Adesso gli attuali proprietari della famiglia Croze hanno deciso di cedere il marchio. E un altro nome storico sparisce, anche se la gioielleria resta.
Una trasformazione che interessa da tempo il salotto più famoso del mondo. Resistono a fatica marchi storici di vetrerie, lasciano spazio a bar e addirittura fast food molti locali storici. A San Marco restano i Caffè storici con le orchestrine, a cominciare dal settecentesco Florian, dal Quadri e dal Lavena. Si trasformano pian piano le botteghe delle Procuratìe Vecchie e Nuove, faticano sempre di più quelle di qualità, anche per la trasformazione del turismo. Ventisette milioni di visitatori l’anno, una media di 70 mila al giorno. Molti sono giornalieri, «mordi e fuggi»: non sono clienti dei negozi di San Marco.
Missiaglia ha gioielli che, si legge nel sito, «sono costruiti da artigiani specialisti, con le tecniche di un secolo fa». Tra questi, gondole e ferri in argento, pietre preziose, animali dal design originale.
La catena di gioiellerie Damiani che ha rilevato lo storico marchio è sicuramente un’azienda prestigiosa, anche se di tipo diverso. Preoccupazione tra il personale del negozio, che spera intanto si arrivi a una soluzione che non causi perdite di occupati. Il primo atto dei nuovi inquilini sarà comunque il cambio dell’insegna. E San Marco rischia di perdere un altro simbolo. Se ne sono andate negli anni vetrerie famose come Pauly, sotto le Procuratìe del museo Correr. E anche negozi storici hanno pian piano cambiato pelle.
Succede anche nelle vicine Mercerie. Dove restano negozi di rango, del vestiario e dell’artigianato. Ma aprono anche attività destinate al turismo di massa. Non esiste più infatti il vincolo delle merceologìe e delle distanze, anche se in area marciana c’è il vincolo architettonico e paesaggistico che impedisce ad esempio di trasformare le storiche Procuratìe in negozi e attività di qualunque tipo. Non è il caso di Missiaglia, che resterà una gioielleria. In questo caso la perdita è il marchio, gestito dalla famiglia dal 1946.
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