San Marco, la ruota al suo posto
La ruota di mosaico del pavimento che si trova di fronte all’altare della Beata Vergine Nicopeia, nella Basilica di San Marco, tornerà tra pochi giorni al suo posto, dopo il delicato restauro a cui è stata sottoposta nei mesi scorsi condotto dalle maestranze della Procuratoria di San Marco dirette dal proto della Basilica, l’architetto Ettore Vio, con la supervisione della Soprintendenza. Da sabato 27 giugno la ruota verrà riconsegnata all’uso quotidiano.
Un lavoro certosino quello del restauro della ruota che, dopo il rilievo grafico e fotografico, ha comportato il trasferimento della porzione musiva di pavimento in laboratorio e lo smontaggio e la pulitura di ogni singolo tassello, numerato per ricollocarlo poi esattamente nella stessa posizione a fine restauro.
I tasselli ormai mancanti, per il degrado, sono stati sostituiti con marmi e pietre della stessa provenienza e colorazione degli originali, tagliati e limati uno ad uno, per poi fissare tutto il mosaico su un basamento per riportarlo in Basilica e reinserirlo all’interno del pavimento marciano.
«La difficoltà nel restaurare il manto di pietra della Basilica di San Marco», precisa l’architetto Vio, «raggiunge il suo massimo nella zona a mosaico di fronte all’entrata al Tesoro. Per i quaranta metri quadri di questo mosaico pavimentale, alla fine del 2016 saranno stati impiegati vent’anni di lavoro di due specialisti».
Il pavimento della basilica di San Marco è un vero e proprio tappeto marmoreo che si estende per 2.099 metri quadrati. Seguendo i presupposti dell'architettura religiosa bizantina, anche per San Marco è stato rispettato il principio della bipartizione tra zona terrena (pavimento e pareti) e parte celeste (volte e cupole) la cui destinazione e funzione sono sottolineate dal diverso materiale di rivestimento delle murature. La parte superiore dell'edificio ha una connotazione celeste e metafisica, per la luce prodotta dalle tessere di vetro a vari colori o a foglia d'oro, simboleggianti la luce paradisiaca. La zona inferiore, invece, sottolinea la natura terrena per la consistenza del marmo delle pareti (ricco di colori, ma spenti, e di segni geometrici) e del pavimento.
Convivono nel pavimento marciano l'opus sectile (ottenuto dall'accostamento dei pezzi di marmo di vari colori che formano le geometrie più varie) e l'opus tessellatum (ottenuto da piccolissimi pezzetti di marmi o di vetri in grado di dar vita a figure floreali o animalistiche) con netta prevalenza in San Marco del primo sul secondo.
A sostenere dal punto di vista tecnico ed economico l’intervento è stata la Idealwork, l’azienda di Vallà di Riese Pio X (in provincia di Treviso) leader nella creazione di pavimenti e superfici innovative personalizzabili, con la collaborazione di Fondaco, la società veneziana specializzata nella ricerca di sponsorizzazioni per restauro di beni culturali soprattutto a Venezia, che ha già seguito in Basilica il restauro dei quattro profeti della Cappella Zen.
Enrico Tantucci
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