«San Giuliano, ecco come va completato»

Il progettista, l’architetto Di Mambro, rilancia: bisogna puntare sulla finanza creativa, sui giovani e procedere per step
Di Marta Artico
DCIM\103MEDIA
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«Oggi negli Stati Uniti come in altri Paesi, le opere di trasformazione del verde vengono realizzate attraverso organizzazioni senza scopo di lucro, questo è il futuro e di questo dovete discutere con l’amministrazione, perché i fondi per fare tutto non ci sono: per mantenere l’idea della vostra città come altamente vivibile e godibile è necessario essere creativi e procedere per step».

L’architetto Antonio Di Mambro, colui che firmò il grande progetto del Parco di San Giuliano, a dodici anni dall’inaugurazione avvenuta nel maggio del 2004, ha aperto con un collegamento skype da Boston, l’incontro “Parco di San Giuliano: un sogno da completare”, organizzato dalla Municipalità di Mestre al Palaplip di via San Donà per riportare al centro della discussione il polmone verde della città e fare il punto sui processi avviati e quelli in stand-by.

Quello che serve oggi, secondo l’architetto, è un dialogo nuovo perché «i vecchi modi di fare politica non reggono», bisogna puntare sulla finanza creativa, cercare strategie per non contare su fondi che forse non ci saranno più. «Questo parco è nato tra la fine del ventesimo secolo e l’inizio del ventunesimo, cercando di correggere errori passato: verso la fine dell’era industriale e l’inizio della nuova rivoluzione digitale avevamo iniziato un lavoro di ricucitura del tessuto urbano della città, io ho cercato di offrire le direttive. Il progetto è stato supportato da tutte le passate amministrazioni e sono sicuro valga per la nuova amministrazione».

Prosegue Di Mambro: «Abbiamo corretto quanto fatto nel ventesimo secolo, aprendo prospettive per il futuro, connettendo tutto il territorio, creando un campo di sperimentazione unico in Europa, ma il progetto non è completato. Credo sia necessario aggiungere gli ultimi tasselli di quanto previsto e mi rivolgo ai giovani: è importante che vengano coinvolti, tocca a loro portare avanti il Piano, capirlo bene, perché è soltanto la prima fase di un grande sviluppo. Le amministrazioni del mondo cercano di ricucire i tessuti del ventesimo secolo e rinnovarli investendo nelle infrastrutture verdi, questo è un tema importante per Mestre e Venezia: in questo momento di risveglio che segue una fase di riposo di una decina di anni, dobbiamo pensare al futuro. Lo schema esistente è così pregnante che può essere agganciato al resto del territorio mestrino e delle municipalità. Attendo con interesse il contributo che credo con la nuova amministrazione porterà un futuro migliore per la città».

A Tito Pamio (Associazione Arcobaleno), che ricordava a Di Mambro l’importanza dell’acqua e dell’accesso alla laguna ancora da venire, l’architetto ha riposto che c’è del lavoro da fare, ma non bisogna dimenticare il passato: «Forse perdiamo la memoria di cos’era questo sito e dello sforzo fatto per metterlo in sicurezza».

Il “papà” di San Giuliano elenca i punti principali da completare: «Il Polo Nautico di punta San Giuliano e la Porta acquea di Campalto, ma anche un sistema di connessioni che coinvolgano le aree esterne». E poi l’invito a rivedere i vecchi schemi per attrarre fondi. Così per il Polo Nautico, incalzato dalla domanda di Silvia Maguolo: «Il programma di realizzare il Polo nautico più grande d’Europa non va cambiato ma attuato per fasi, ora i soldi non ci sono ma ci saranno, riorganizzate le vostre società in modo da vivere insieme e usufruire del Parco. Dialogate con l’Amministrazione e con il sindaco Brugnaro», ha concluso di Mambro, «alcune cose possono essere facilmente continuabili, come proseguire l’espansione che riguarda il Bosco dell’Osellino, realizzare il Piano del Polo nautico richiede invece una discussione, forse i soldi non ci sono per farlo tutto, ma suddividendolo per tranche sì».

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