San Giacometo a Rialto, danneggiato l’antico orologio

VENEZIA. È il quadrante di orologio pubblico più antico della città. E tra qualche mese compirà 600 anni. Numeri romani in pietra. Una grande lancia segna-ore e i raggi del sole. Un simbolo nel cuore di Venezia. L’orologio di San Giacometo ha bisogno di cure urgenti. Il forte vento di questa primavera e il maltempo lo hanno danneggiato in modo serio. Uno dei raggi è visibilmente storto. Così Francesco Zane, studioso di orologi veneziani e autore del libro «Che ora era» ha lanciato un appello. «Restaurare l’orologio di Rialto». Un meccanismo affidato alle cure dell’Arciconfraternita di San Giacomo, che cura anche la chiesa, una delle più antiche della città. Ma i volontari non hanno soldi. E metter su un’impalcatura per riparare il meccanismo costa decine di migliaia di euro. Dunque, Zane e i volontari stanno adesso cercando di coinvolgere i restauratori-scalatori che già qualche anno fa si erano occupati del ripristino di alcune murature pericolanti a palazzo Ducale e al Fontego dei Tedeschi. Il loro intervento potrebbe facilitare l’opera di restauro, altrimenti inarrivabile. L’orologio di San Giacometo è uno dei più antichi e dei più importanti della città. per secoli punto di riferimento del mercato di Rialto e simbolo della città Il meccanismo ancora funziona, ma adesso a rischio sono le lance segnatempo e i raggi dorati. Una raffica di vento durante il nubifragio dello scorso marzo ha storto e danneggiato uno di questi. E adesso si studia l’intervento.
Zane è uno dei grandi esperti di orologi della città. Tre anni fa era riuscito a condurre a termine insieme alla ditta veneziana Comin-Campane il restauro del meccanismo dell’orologio di San Geremia, modello unico al mondo originario del Trecento. Un orologio di cui nel XIV secolo non vi erano molti esemplari. «Uno», scrive nella sua relazione storica l'esperto Forlati, «quello di San Alipio a San Marco, un altro, successivo, a Padova, di Novello Dondi e Giovanni delle Caldiere». Orologio senza quadrante, con il meccanismo collegato alle campane.
Quello di San Giacometo è invece un quadrante del Rinascimento, collegato a meccanismi più moderni e ancora oggi funzionati. Non una meridiana, come quella che compare ad esempio sulla torre campanaria di Santi Apostoli a Cannaregio. Ma un vero orologio che regolava la vita dei clienti e dei commercianti del mercato di Rialto, un tempo frequentato da migliaia di persone ogni giorno. «Nel 1600», scrive Zane nel suo studio, «gli orologi pubblici erano una trentina. Oggi ne sono rimasti pochissimi». Quelli monumentali, come San Giacometo. Ma anche quelli più piccoli e modesti, ma dalla funzione fondamentale. Come a Rialto in Ruga degli Oresi, San Bartolomeo. Un orologio c’era anche in Punta della Dogana, non più ripristinato dopo i restauri di dieci anni fa. Anche qui si è creato un comitato, guidato da Giamberto Siebezzi, che punta a recuperare il meccanismo originale. «Abbiamo scritto a Pinault, chiedendo che quell’orologio venga rimesso al suo posto», dice l’anziano studioso di laguna.
Immagini scomparse, di segnatempo che ai primi anni del secolo popolavano le vie di terra e di acqua più importanti di Venezia.
Il quadrante di San Giacometo, al contrario, è rimasto uguale a come era nel Cinquecento. I numeri romani incisi nella pietra d’Istria, l’asta e i raggi dorati. E la particolarità di avere le ore 12 a destra (alle 3) e non in alto. Che adesso hanno bisogno di manutenzione urgente, pena la loro distruzione. «Siamo in contatto con gli alpinisti scalatori e con qualche sponsor», annuncia Zane, «speriamo di portare a termine l’impresa. Chi verrà a lavorare lì sarà sotto i riflettori del mondo. E avrà una pubblicità positiva notevole».
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