San Geremia, addio alla parrocchia La chiesa di Santa Lucia diventa santuario

Sparisce un’altra parrocchia veneziana. La chiesa di San Geremia, che ospita le spoglie di Santa Lucia da Siracusa, diventa «Santuario». Niente più parrocchia e niente patronato. Dagli spazi della canonica sono stati sfrattate le sei famiglie che erano state ospitate negli ultimi anni. E il patronato diventerà una foresteria. Per accogliere i pellegrini che da ogni parte d’Italia vengono a venerare la santa di Siracusa, protettrice della vista.
Una decisione della Curia che deve fare i conti con la ormai cronica mancanza di sacerdoti e di ricambio per i tanti parroci che vanno in pensione. È successo adesso a don Renzo Scarpa. Prete molto impegnato anche nel sociale, che teneva in piedi da solo le attività della parrocchia di San Geremia. Ma è successo anche ad altre chiese di Cannaregio. Dove adesso un solo prete «regge» anche tre parrocchie insieme. È il caso di San Marcuola, accorpata a Sant’Alvise. O di San Canciano, dove è andato in pensione don Cesare e anche qui la parrocchia affidata a un reggente comprende anche San Giovanni Grisostomo e la chiesa di Santa Maria dei Miracoli. Diversa la situazione di Santi Apostoli, dove la folta presenza della comunità di neocatecumenali contribuisce a mantenere in vita le attività. Il nuovo parroco don Raffaele Moresu deve occuparsi però anche di San Felice, dei Gesuiti e di Santa Sofia. In difficoltà anche San Trovaso, dopo che don Silvano Brusamento ha raggiunto anch’egli l’età della pensione. Qui il giovane don Andrea Longhini, economo della Curia, si prende carico delle parrocchie di San Trovaso, ma anche dei Carmini e dei Gesuati.
Situazione diffusa, appena mitigata dalla creazione di nuovi diaconi (quattro saranno consacrati domenica a San Marco dal patriarca Francesco Moraglia). Carenza di preti anche a Torcello. al cimitero di San Michele, nella chiesa dei Mendicanti all’Ospedale, retta da un solo anziano sacerdote.
Adesso anche San Geremia chiude i battenti. Almeno come parrocchia. Continuerà a vivere come «Santuario», creando anche una struttura di accoglienza per i pellegrini a titolo gratuito. «Non sono previsti ristoranti», ha risposto al Curia ai residenti preoccupati che temevano la trasformazione anche della loro storica canonica in un servizio turistico.
La chiesa di San Geremia era balzata alle cronache qualche anno fa per l’incendio del suo campanile, con grave rischio per i saloni adiacenti affrescati dal Tiepolo di palazzo Labia. Poi per la riparazione dello storico orologio del Duecento. Infine per il gesto vandalico che aveva prodotto il danneggiamento del crocifisso ligneo del Settecento. —
Alberto Vitucci
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