San Donà, una sala per ascoltare le donne vittime di violenza
SAN DONA'. Una sala dedicata alle donne vittime di violenze. Le Soroptimist, associazione di donne che si batte per la condizione femminile di San Donà e Portogruaro hanno inaugurato nella caserma dei Carabinieri di San Donà di Piave, in via Carbonera uno spazio dedicato a questa emergenza.
Alla cerimonia di giovedì mattina c’erano le massime cariche istituzionali provinciali, la presidente del Soroptimist Club di San Donà di Piave - Portogruaro, Maria Pia Bonsi, la vice presidente nazionale del Soroptimist Club International d’Italia, Carla Zanfrà, il procuratore della Repubblica di Venezia, dottor Adelchi d’Ippolito, e il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Claudio Lunardo. L’iniziativa è maturata nell’ambito della campagna nazionale del Club “Una stanza tutta per sé”.
La sala all’interno della caserma sarà dedicata all’audizione delle donne vittime di violenze. E' intervenuto anche il sindaco di San Donà, Andrea Cereser, con altri sindaci del territorio in prima linea nella tutela del sesso debole. L’iniziativa prende il nome da un famoso saggio della scrittrice inglese Virginia Woolf.
Il “Soroptimist Club” di San Donà ha potuto attuare questo progetto grazie alla sensibilità dell’Arma locale che ha riservato un luogo dove la donna vittima di violenza possa sentirsi accolta da operatori sensibili e preparati e dove possa anche collaborare in eventuali indagini e accertamenti. Una stanza in cui i militari dell’Arma specializzati ascolteranno, consiglieranno e proteggeranno le vittime.
Il progetto è stato realizzato anche grazie al contributo dell’amministrazione comunale di San Donà, della “Magis Design” che ha fornito gli arredi per l’angolo dei bambini e gli artisti dell’Accademia d’Arte Marusso che han fatto dono di alcuni quadri.
La stanza è predisposta esclusivamente per l’audizione delle vittime di violenza di genere si affiancherà un’apparecchiatura informatica di video registrazione che potrà essere comodamente trasportata all’interno di una valigetta e di volta in volta utilizzata dai comandi stazione della compagnia che ne faranno richiesta. Sono state 83 le donne che, nel primo anno di lavoro dell’Osservatorio per il contrasto alla violenza del genere, hanno trovato il coraggio di rivolgersi ai servizi territoriali per denunciare violenze fisiche o psicologiche. Sempre subite dal partner, da familiari o comunque da persone conosciute.
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