San Donà non è più una città in fiore. «Meglio la spesa sociale»
Niente fiori, solo opere di buona amministrazione. Il nuovo sindaco di San Donà, Andrea Cereser, lo aveva annunciato con una punta di sarcasmo che i fiori, almeno così come li voleva l'ex sindaco Zaccariotto, sarebbero scomparsi. Il precedente sindaco, che era pronta ad adornare di fiori anche il Canal Grande una volta salita al soglio di Ca’ Corner, si era distinta proprio per aver cambito look alla città sulle rive del Piave. Tanti ospiti in visita, anche turisti che capitavano in città magari nel giorno del mercato, le avevano fatto i complimenti per questa nuova caratteristica distintiva di San Donà che aveva fatto palrare anche oltre i confini del Veneto. La sua passione per i fiori è proverbiale, tanto che San Donà è stata insignita del premio Comune Fiorito, targa che giganteggia alle porte della città.
Adesso quel titolo, che ci equipara e meravigliose città della Liguria o del sud Italia, potrebbe vacillare con la nuova amministrazione. Cereser parla di austerity, risorse da stanziare per i bisognosi e i casi di disagio sociale, costi da tagliare, anche per opere pubbliche che, ad esempio il nuovo teatro, sono già appaltate. La musica è cambiata e non saranno più i fiori a rappresentare una San Donà che dovrà cambiare registro necessariamente, dando un messaggio completamente nuovo a residenti e ospiti. Sono sparite le file di gerani dal municipio, poi toccherà al ponte della Vittoria, senza contare le siepi artistiche che avevano impiegato fior di giardinieri in questi anni, con le squadre sempre pronte a operare in città. Magari c'erano le piastrelle dei marciapiedi che saltavano, ma i fiori erano sempre irrigati e ben disposti nei vari siti prescelti dal sindaco. Cereser non infierisce, ma lui stesso aveva detto che si sarebbe voltata pagina e le cose sarebbero cambiate con la sua giunta di centrosinistra. Proprio sui fiori si erano consumate aspre battaglie politiche, non ultima quella dell'altro ex sindaco, Gianfranco Marcon, che aveva puntato il dito contro le spese sostenute e gli incarichi affidati. E così è stato, anche a rischio di perdere quell'appeal conquistato. Il vicesindaco, Oliviero Leo, che era stato assessore in forte contrasto con la Zaccariotto, modera i toni in modo diplomatico: «Certo non avremo più come obiettivo quello di avere una città in fiore, ma i fiori non sparirano del tutto. Altre sono le nostre priorità».
Giovanni Cagnassi
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