Tassa da 600 euro a chi cerca antenati. Così Musile e San Donà puntano a far desistere gli oriundi

L’iniziativa per limitare l’assalto agli uffici degli oriundi che puntano al passaporto, sconto a chi restringe la ricerca. I sindaci: «Oberati dalle richieste, l lavoro in archivio richiede tempo»

Giovanni Monforte
Sempre più oriundi chiedono aiuto agli uffici Anagrafe per avere la cittadinanza italiana
Sempre più oriundi chiedono aiuto agli uffici Anagrafe per avere la cittadinanza italiana

​I Comuni del Veneto orientale sono alle prese con un boom di domande per il riconoscimento della cittadinanza italiana.

Gli uffici anagrafe sono costretti a fare gli straordinari, per andare in cerca di certificati di nascita o matrimonio che possono risalire anche alla seconda metà dell’Ottocento. Con un dispendio di tempo e costi.

Adesso i 22 Comuni del Veneto orientale hanno deciso di “tassare” queste richieste, approfittando della possibilità concessa dall’ultima Legge di bilancio di istituire un contributo amministrativo per queste attività. La scelta dei sindaci è orientata ad applicare il massimo previsto dalla legge: 600 euro per la presentazione della domanda di riconoscimento della cittadinanza e 300 per la richiesta di certificati oppure estratti di stato civile.

Ma se il richiedente è in grado di indicare almeno l’anno e il nominativo della persona da cercare è previsto un piccolo sconto: si pagheranno 250 euro.

Il boom di richieste arriva soprattutto dal Sud America, in particolare da oriundi brasiliani.

Si tratta di persone con cittadinanza brasiliana, ma discendenti di immigrati che lasciarono il Nordest italiano tra fine Ottocento e inizio Novecento.

Dimostrando il legame di sangue, queste persone possono ottenere la doppia cittadinanza. Spesso si tratta di cittadini che non sono mai stati in Italia e, forse, mai ci verranno. Ma la doppia cittadinanza consente loro di usufruire di tutti i vantaggi legati al possesso di un passaporto europeo. In Brasile sono nate apposite agenzie per il disbrigo di queste pratiche.

Il Comune di Musile ha già approvato la delibera per istituire il contributo. A Musile le richieste di certificati desunti da atti di stato civile formati da oltre un secolo si aggirano sulle 120 all’anno, a fronte di un effettivo rilascio di circa 30 estratti. Queste pratiche si concretizzano solo in un paio di effettive richieste di cittadinanza all’anno, ma dopo un dispendio enorme di lavoro.

«Abbiamo già iniziato con la richiesta di contributo. Era da tempo che pensavamo a questa cosa. Mancava la delibera e ora l’abbiamo fatta», spiega la sindaca Silvia Susanna.

Musile prevede di incassare circa 10 mila euro dai diritti di segreteria, considerato che il contributo è pensato pure per dissuadere le richieste immotivate.

Anche San Donà ha già deliberato. Nel 2023, su 501 nuovi italiani proclamati in città, 268 sono state le cittadinanze “iure sanguinis” a favore di oriundi residenti all’estero. Mentre 233 hanno riguardato cittadini stranieri già abitanti a San Donà. Il contributo amministrativo sarà adottato a breve da tutti i Comuni del territorio. La decisione è stata presa all’unanimità nella recente seduta della conferenza dei sindaci.

«Tutti i 22 Comuni del Veneto orientale hanno aderito a questa possibilità offerta dal relativo decreto», conferma Alberto Teso, sindaco di San Donà e presidente della conferenza, «Tutti gli amministratori hanno condiviso questa scelta. Abbiamo molti uffici oberati da richieste di certificati che possono risalire anche alla seconda metà dell’Ottocento. Servono per ricostruire la genealogia di immigrati da ora ad allora, per arrivare a dimostrare il diritto di sangue dei discendenti di avere la cittadinanza italiana. Come sindaci, riceviamo tutti segnalazioni di questo tipo dagli uffici. È facile intuire che dispendiosa ricerca d’archivio viene imposta agli uffici per ricostruire certificati di nascita o magari di matrimonio che risalgono a un secolo e mezzo fa».

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