San Donà, Muore per un farmaco sbagliato. Risarcimento di 950 mila euro
SAN DONÀ. Muore in ospedale a causa di una medicina cui era allergica, gli eredi vincono la causa per quasi 1 milione di euro.
Il 22 agosto 2012, alle 8 del mattino, la signora B.T. 80enne di San Donà, era ricoverata nel reparto di medicina donne dell’ospedale di San Donà. Le fu somministrato, per via endovenosa, l’antibiotico Levofloxacina, nonostante l’allergia della paziente al farmaco fosse documentata e nota al personale sanitario, come le cartelle cliniche dei precedenti ricoveri dimostravano.
Subito dopo la somministrazione, circa 10 minuti, la signora è andata in arresto cardiocircolatorio. Chiamato d’urgenza il rianimatore, l’ha intubata e eseguito la rianimazione cardiopolmonare, per poi ritrasferirla presso l’unità operativa di Terapia intensiva. La donna è morta il giorno dopo a seguito di una fase di coma ininterrotto. La dirigenza medica ha fatto una segnalazione protocollata alla Procura della Repubblica di Venezia ricostruendo la vicenda.
In forza dell’intervento della Procura è stata bloccata la sepoltura della salma e disposta l’autopsia per accertare se il decesso fosse riconducibile alla somministrazione dell’antibiotico Levofloxacina 500, a cui la paziente era allergica o ad altre cause riconducibili a negligenza, imprudenza e imperizia dei sanitari. Il medico legale nominato dalla Procura, pur rilevando che la somministrazione della Levofloxacina non doveva essere eseguita e che il comportamento integrava gli estremi della condotta omissiva, come tale censurabile a titolo di imprudenza e negligenza, ha ritenuto che il decesso non fosse riconducibile “oltre ogni ragionevole dubbio” al farmaco. I legali degli eredi, gli avvocati Walter Drusian, Matteo Giuseppe D’Anna e Natascia Cella, hanno subito fatto denuncia all’allora Usl 10 che gestiva il sinistro tramite la Contec s. r. l Marine Surveyor in qualità di liquidatore.
Per individuare le responsabilità dei soggetti coinvolti, nell’ottobre del 2013, è stato avviato un procedimento per accertamento tecnico preventivo avanti al Tribunale di Venezia. La consulenza tecnica a un noto medico legale, ha rimesso agli atti del giudizio una perizia che evidenziava le responsabilità della struttura sanitaria. Gli eredi hanno così fatto causa all’allora Usl 10. Nel processo avanti il Tribunale di Venezia, il pubblico ministero assegnatario dell’indagine, non convinta dalle risultanze della perizia resa dal suo primo consulente, ha assegnato un nuovo incarico, e il nuovo consulente della Procura ha ravvisato chiari e inequivocabili profili di responsabilità penale in capo ai medici e agli infermieri.
Il 26 settembre di quest’anno è stata depositata la sentenza con la quale il Giudice presso il Tribunale di Venezia, la dottoressa Maddalena Bassi, ha accolto tutte le domande avanzate nell’atto di citazione dai legali degli eredi, condannando l’Usl a rifondere alle parti un risarcimento di circa 950. 000 mila euro.
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