San Donà, Maritan: «Il coltello non è mio, mi sono difeso»
VENEZIA. Ha parlato per più di un’ora tenendo davanti a sè il block notes e la penna con la quale aveva scritto numerose pagine nella sua cella, proprio in attesa dell’interrogatorio della giudice Roberta Marchiori. Silvano Maritan ha letto quelle pagine e ribadito la sua tesi difensiva, che punta a dimostrare che si è trattato di legittima difesa. Ma il magistrato, nel tardo pomeriggio di mercoledì, ha firmato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio volontario nei suoi confronti, così come aveva chiesto la pubblico ministero di Venezia Francesca Crupi sulla base dei primi accertamenti dei carabinieri di San Donà. I suoi legali, l’avvocato padovano Giovanni Gentilini, difensore storico del boss del Veneto Orientale, al quale si è aggiunto per questa vicenda il giovane avvocato veneziano Giovanni Belsito, avevano chiesto gli arresti domiciliari, ma non sono stati esauditi. Un’unica concessione alla difesa: è saltata l’aggravante dei futili motivi, per la giudice non è ancora chiaro perché Maritan ha ucciso e, quindi, non si può affermare che sia stato per un motivo insignificante o inutile, almeno fino ad oggi.
Gli inquirenti veneziani e in prima fila la rappresentante della Procura che coordina le indagini, attendono i risultati dell’autopsia, che sarà effettuata oggi dai medici legali Silvano Zancaner e Cristina Mazzarolo, e degli esami di laboratorio del Ris di Parma, soprattutto quelli sul coltello. Dall’esame del cadavere, in realtà, non si attendono molto di più, è già accertato che la coltellata che l’ha ucciso è stata sferrata alla gola e che soltanto un altro colpo l’ha sfiorato, al viso. Mentre quali impronte vi siano sul manico del coltello è fondamentale per smentire o confermare la tesi difensiva di Maritan. Anche mercoledì, nel carcere di Santa Maria Maggiore dove si è tenuto l’interrogatorio, ha spiegato che quel coltello non era suo, che era di Alessandro Lovisetto che l’avrebbe estratto, tanto che ha mostrato un taglio sulla sua mano provocato dal colpo sferrato dalla vittima. Naturalmente se sul manico vi fosse, oltre al sangue, anche le impronte di Lovisetto, per Maritan sarebbe una conferma, se invece ci fossero soltanto le sue questa tesi perderebbe vigore. Purtroppo le telecamere hanno ripreso soltanto la discussione tra il boss e la sua ex avvenuta prima della lite tra i due uomini, che non è stata ripresa perché gli obiettivi non erano puntati su quell’area. Ma ci sono ben tre testimoni che hanno riferito di aver visto Maritan estrarre il coltello dalla tasca e colpire Lovisetto.
Raccontano anche, confermando sul punto la versione dell’arrestato, che è stata la vittima per prima ad aggredire il suo assassino. Gli si è avvicinato dopo aver parlato con la sua convivente, hanno visto accendersi la discussione e poi partire due pugni verso la faccia a Maritan, che ne porta infatti ancora i segni. L’indagato sostiene di aver perso a quel punto gli occhiali e di essere caduto a terra, ma di aver tirato su il coltello che Lovisetto aveva perso e di aver colpito con due fendenti a caso, non vedendo senza occhiali con esattezza dove stava colpendo. Insomma, si sarebbe difeso, avrebbe cercato di bloccare l’aggressore ben più prestante e più giovane di quasi 20 anni di lui. Ma come non si giustificano i calci e gli schiaffi in risposta alle offese, così non si risponde ai pugni con un ’arma, qualsiasi sia. Con un coltello in mano e mirando in alto le probabilità di uccidere sono tante e, per giunta, Maritan non è uno sprovveduto, nella storia della sua vita gli episodi di violenza sono stati numerosi.
Quella della legittima difesa potrebbe, quindi, diventare, in caso di giudizio, al massimo un’attenuante, in modo che gli anni di carcere, visto i precedenti anche specifici per più omicidi, non arrivino al massimo previsto, ma si fermino prima.
Il sospetto che hanno gli inquirenti, comunque, è che il boss si sia riavvicinato alla sua ex non tanto per gelosia o per contestare il suo nuovo rapporto, bensì per riavere ottomila euro che lui sostiene di avanzare da lei e per i quali già a luglio si era fatto vivo, presentandosi a casa sua e facendole anche vedere un coltello per convincerla che faceva sul serio e che i soldi gli servivano.
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