San Donà, Leo attacca Forcolin: «Mi ha dato del terrone, ora lo querelo»
SAN DONÀ. Forcolin gli aveva dato del terrone sui social, ora Oliviero Leo è pronto con la denuncia penale, forte della condanna a Umberto Bossi che allo stesso modo aveva definito l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un comizio.
«Se hanno condannato Bossi perché ha dato del terrone a Napolitano, allora denuncerò anch’io il vice governatore del Veneto Forcolin». Oliviero Leo non ha perso la voglia di graffiare. Il generale dell’esercito in ausiliaria ed ex vice sindaco, candidato primo cittadino alle ultime sofferte elezioni amministrative di San Donà, ha trovato la forza e l’appiglio legale per continuare con la sua denuncia ventilata in campagna elettorale.
Evidentemente le tensioni della campagna elettorale non si sono ancora dissolte. Come noto, la Procura generale di Brescia ha firmato un ordine di carcerazione nei confronti di Umberto Bossi, atto che segue la condanna in via definitiva per l’ex leader della Lega per vilipendio al presidente della Repubblica. Durante un comizio Bossi aveva dato del «terrone» a Napolitano. Firmando l’ordine di carcerazione la Procura ha dunque emesso un decreto di sospensione dell’ordine di esecuzione della pena. Ora, Bossi dovrà decidere entro un mese come scontare la condanna a un anno e 15 giorni. Probabilmente sceglierà i servizi sociali.
Con le debite proporzioni, a San Donà era accaduto un fatto simile, protagonista il leghista e super padano Forcolin e il meridionale, pugliese di Vernole, da anni trapiantato in Veneto, Oliviero Leo. «Non sono certo il Presidente della Repubblica», precisa Oliviero Leo, «ma quell’appellativo ha offeso me e tanti miei conterranei che da anni vivono e lavorano qui in Veneto contribuendo alla sua crescita. Le offese di Forcolin meritano una lezione e credo che la legge sarà dalla nostra parte».
Forcolin non sembra turbato. «Vedo che Leo è tornato dalle vacanze estive pugliesi con nuova energia», replica, «ma con gli stessi metodi che lo contraddistinguono. Se vuole le carte bollate per aver usato una dialettica politica spesso forte e accesa, faccia pure, io continuerò invece a combattere il suo modo di far politica sul territorio, disfattista e personale. Evidentemente deve ancora sbollire la sonora batosta che i sandonatesi gli hanno rifilato lo scorso giugno. Oggi al terrone aggiungerei anche parac…», aggiunge a caldo, «perché Leo ha esagerato. Ricordo che certe considerazioni erano emerse nei social in un momento di tensioni legate alla compagna elettorale. Mi aveva dato più volte del ragioniere in tono di scherno, offendendo la mia professione e professionalità, io sono fiero del mio titolo e del mio lavoro».
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