San Donà, folle corsa tra auto con morto Balaj già condannato, Kajtaz senza patente
CESSALTO. Aveva avuto già guai con la giustizia Edmon Balaj. Era il settembre del 2014 e il ragazzo, allora 23enne, era stato messo agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, accusato di tentata estorsione (reato poi riqualificato in sede di giudizio, ora concluso) e lesioni personali. Balaj, assieme a un complice, un 26enne albanese di Ponte di Piave che allora era stato denunciato, aveva avviato un commercio florido di marijuana nella zona dell’Opitergino. Riforniva molti giovani e chi non pagava la droga, secondo l’accusa, veniva picchiato selvaggemente con spranghe di ferro e manganelli. A far scattare la denuncia era stata la madre di un ventenne di Oderzo che era stato picchiato brutalmente durante una spedizione punitiva in una zona isolata. Balaj e il complice avevano picchiato a tal punto il ragazzo, reo di non aver pagato un debito di 500 euro, da fargli perdere i sensi. Il procedimento penale a carico di Balaj, sempre difeso dall’avvocato Alessandra Nava, si è concluso con una condanna, pur con la riqualificazione del reato di tentata estorsione in uno meno grave. Nel curriculum di Balaj anche un’altra aggressione in stile “Arancia Meccanica”, messa in atto assieme a tre complici, avvenuta a San Donà ai danni di un 21enne afghano che aveva fatto licenziare uno dei kosovari.
A carico di Kajtaz Kukiqui, invece, solo precedenti di polizia legati al fatto che era stato fermato per tre volte negli ultimi due anni dalle forze dell’ordine che lo avevano trovato senza patente.
La vita sui social. «Prendi la vita come viene, perché una cosa è certa: non sarà mai come vuoi tu». Kajtaz lo scriveva l’11 maggio sulla sua bacheca di Facebook, affollata di foto come usano fare i ragazzi di quell’età. E a corredo della foto scattata un paio di giorni prima in auto con un bambino: «La mia unica ragione di vita», con cuoricini e smile con il bacio. Balaj, invece, un mese fa aveva postato sul suo profilo Facebook l’immagine di due auto molto potenti parcheggiate vicine in un giardino, una Audi TT e una Audi A6. Kajtaz Kukiqui ed Edmon Balaj sono nati in Kosovo ma da molti anni vivono in Italia. Qui hanno messo le loro radici, qui ci sono le loro famiglie e i loro amici, sia connazionali che italiani. mento.
La passione per le auto. Il 21enne senza patente che si è schiantato contro Babbo correva con un’auto turbodiesel, 2000 di cilindrata, capace di sviluppare una velocità pazzesca premendo sull’acceleratore, lanciata come un proiettile su una bretella già pericolosa per le sue curve. Un’auto pericolosa e difficile da controllare se lanciata ad alta velocità anche nelle mani di un esperto guidatore, figuriamoci per un giovane che la patente non l’ha neppure mai avuta. Sui social network, i due raccontano le loro vite, le passioni, lo sport, la musica. Pubblicano citazioni e foto, istantanee di quotidianità e anche tante immagini di auto, la loro passione. E anche ciò che, in una sera di fine maggio, ha segnato la loro vita. L’arresto, il carcere, le indagini, l’appuntamento di lunedì davanti al giudice per spiegare, se vorranno parlare, la propria versione dei fatti.
RVATA
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