San Donà di Piave: «Organizzo feste gay-lesbo e mi insultano per strada»

SAN DONA' DI PIAVE. Serata lesbo gay, il nuovo White Club di via Monte Popera è già nell'occhio del ciclone. Da poco riaperto, con ingresso riservato ai soci Acsi, è la nuova discoteca di San Donà che riporta il divertimento in pista tra i giovani. Ci sono serate dedicate agli anni Ottanta e Novanta, al tango, alla musica caraibica. Il 25 gennaio arriverà anche la bellissima Yunaisy Farray, direttamente dal film Street Dance 2, anche lei rigorosamente tesserata come tutti i clienti che pagano 4 euro per la card valida tutto l'anno.
Ma sono le serate dedicate agli omosessuali adesso a far discutere dopo che il gestore, Marco Lo Faro, le ha lanciate il mese scorso. Lo chiamano "il Corona del Veneto". A Passarella, nel locale Benny Morè, ha rilanciato la danza del ventrem ospitando le ballerine discriminate alla festa dello sport che ballavano tra i tavoli. Cucina tipica, pizze fumanti e sensualità. Ma non lo hanno capito. Troppo avanti in una zona che i vizi li tiene dietro a porte ben chiuse. Adesso Lo Faro sta organizzando eventi che non piacciono ai ben pensanti. In alcuni bar e locali lo hanno additato come un "guitto" che dovrebbe tornarsene a Milano. Lui, palermitano di origine, ma milanese d'adozione, ha alle spalle una lunga esperienza nei locali alla moda della Milano da bere, amico di Corona, si ribella.
«Mi hanno soprannominato il Corona del Veneto», racconta, «credendo di offendermi. Ma io che l'ho conosciuto, posso dirvi che l'immagine dei rotocalchi spesso non rispecchia la realtà. Nel privato è un imprenditore serio e preparato. Nei giorni scorsi sono stato offeso più volte quando mi sono trovato a camminare in città. Mi hanno accusato di volere trasgredire a tutti i costi, con qualche parola ben più offensiva e i toni minacciosi. Io invece voglio combattere l'omofobia, far tornare il divertimento a San Donà, rinverdire i fasti del mondo della notte che qui ha lunga tradizione. Ho organizzato al White club», continua, «svariate serate. Sabato tornano gli anni Novanta, domenica ci sarà un aperitivo in musica. Ci sono serate di tango e musica latina o dal vivo. Ma la gente mi giudica solo per le feste gay lesbo che hanno fatto il pieno, anche di ospiti eterosessuali, attratti da questo mondo. Ne organizzeremo ancora. Vi hanno partecipato centinaia di ragazzi da tutto il Triveneto. Nessuna scena volgare, solo uomini e donne che volevano divertirsi senza essere additati». In compenso è stato additato lui. Lo Faro non si scoraggia e annuncia nuove feste a contenuto erotico. «Il divertimento non ha colore, sesso», spiega, «dobbiamo uscire dai clichè, dal puritanesimo che ha fatto solo danni e creato frustrazioni e devianze. La gente vuole divertirsi liberamente».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia