San Donà, auto medica provoca incidente stradale: l’Asl 10 paga i danni

La vettura correva oltre il limite, ma senza sirena: ha centrato una Hyundai e la conducente era rimasta ferita

SAN DONA'. Niente sirene accese, l’ambulanza, o in questo caso auto medica, deve rispettare i limiti come tutti. Per questo le è stato riconosciuto un concorso di colpa in un incidente in centro città, in prossimità di un incrocio. Le sirene non erano infatti attivate, di conseguenze non c’era un’emergenza. Non poteva correre in quel modo.

L’incidente che ha coinvolto l’auto medica risale a più di tre anni fa, precisamente il 20 novembre 2013, poco prima di mezzogiorno, a San Donà, incrocio tra via Eraclea e via Mazzini, considerato uno dei più pericolosi. Una 45enne residente a Torre di Mosto stava procedendo lungo via Mazzini al volante della sua Hyundai. All’incrocio, oltretutto con visuale limitata, si è regolarmente fermata allo stop per dare la precedenza. Si è immessa in via Eraclea, dove è sopraggiunta a velocità sostenuta l’auto medica, un’Audi A4, con sirene e lampeggianti spenti, di proprietà dell’Asl 10, condotta da un 52enne. Dopo il violento scontro, la Hyundai è finita contro il condominio che fa angolo causando danni vari, tra cui la distruzione di un pluviale. I feriti sono stati lievi.

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La conducente della Hyundai se l’è cavata con ferite non gravi, tra cui un colpo di frusta, ma la macchina, del valore di circa 17mila 500 euro, si è distrutta. La donna, che viaggiava con il marito, ha evidenziato la velocità dell’auto medica, superiore al limite di 50 km all’ora vicino a un incrocio. La coppia si è rivolta a Studio 3A, la società specializzata nella valutazione delle responsabilità civili e penali, che ha chiesto le coperture assicurative all’Asl 10 proprietaria del veicolo presentando una richiesta danni alla sua compagnia di assicurazione, UnipolSai. L’assicurazione ha risposto che l’esclusiva responsabilità del sinistro andava attribuita alla automobilista per aver mancato la precedenza. È seguita la citazione in causa per i propri assistiti nei confronti di UnipolSai davanti il giudice di pace di San Donà, ma non è stato necessario arrivare a sentenza. La consulenza dell’ingegnere cinematico nominato dal giudice, dottoressa Michela Girardi, per ricostruire la dinamica e le cause del sinistro, infatti, ha confermato quanto avevano già concluso i periti di parte incaricati da Studio 3A, e che cioè “il conducente dell’auto medica ha avuto una concorsualità”. La soluzione stragiudiziale è stata raggiunta con l’attribuzione di un concorso di colpa pari al 30 per cento in capo al conducente dell’auto medica, con risarcimento del danno subìto alla vettura, sia pure parzialmente, per circa un terzo del suo valore.

Giovanni Cagnassi

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