«San Donà a rischio inondazione»
L'allarme lanciato nel convegno su Piave e Livenza. Politici sotto accusa

I territori spesso non hanno strumenti di pianificazione territoriale per gestire la mitigazione ambientale
SAN DONA'.
«Il Basso Piave, San Donà in particolare, è fortemente esposto al pericolo di inondazione. A 45 anni dall'alluvione del 1966 di fatto non è stata realizzata nessuna delle opere che la commissione De Marchi, istituita dopo quella catastrofe, aveva indicato come indispensabili per mettere in sicurezza questo territorio». Un atto di accusa che suona come un forte allarme.
Visto che arriva da un luminare dell'idraulica, il professor Luigi D'Alpaos dell'Università di Padova. Se n'è discusso ieri al Da Vinci al convegno promosso dalla Fondazione Sorella Natura. Tra gli interventi più attesi proprio quello di D'Alpaos, che ha puntato il dito contro la politica e si è soffermato sulla situazione di Livenza e Piave: «Nel 1966 il Piave fu in grado a Nervesa di sopportare quasi 5 mila metri cubi al secondo ma - avverte - a valle di Ponte di Piave non possono andare più di 3 mila mc/s». Ecco spiegato il rischio alluvione a San Donà. D'Alpaos ha rilanciato la necessità di realizzare l'invaso di Falzè (in Comune di Sernaglia), che farebbe scendere il colmo di piena fino a 2.700 mc/s, «lasciando tranquilli gli abitanti di San Donà». Mentre le casse di espansione, ipotizzate come soluzione alternativa a Ponte di Piave o sulle Grave di Papadopoli, non sarebbero sufficienti. Per Francesco Baruffi, dell'Autorità di Bacino, oggi la capacità del Piave nel tratto terminale non supera neppure i 2.500 mc/s. Da qui la necessità, prevista dal piano dell'Autorità, di realizzare subito una pulizia dell'alveo, per aumentarne ad almeno 3 mila mc/s la capacità, in attesa degli interventi risolutivi. Quanto al Livenza, D' Alpaos ha giudicato fondamentale realizzare l'invaso di Colle, mentre quello di Ravedis non è ancora ultimato. La cassa di espansione di Pra' dei Gai in questo disegno sarebbe solo un'opera complementare. «La Provincia è direttamente coinvolta nella difesa idrogeologica del territorio - ha scandito la presidente Francesca Zaccariotto - Al Piave ha dedicato i lavori di un Comitato tecnico scientifico, il cui report ha analizzato lo stato attuale del fiume in termini di sicurezza idraulica e di caratteristiche e qualità ambientale oltre a prevedere soluzioni per scongiurare esondazioni tutelando allo stesso tempo l'habitat». Zaccariotto - che ha firmato la «Charta deontologica dello sviluppo sostenibile» proposta dalla Fondazione - ha sottolineato la necessità di fare sinergia tra gli enti.
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